"La trasfigurazione di Gesù, svelando la dimensione sacra del corpo, della persona, si oppone alla negazione del suo valore, come quando non si rispetta l'indisponibilità della vita umana. Ed è quanto si cerca di imporre alla nostra società: basta leggere l'ossessiva campagna a favore dell'eutanasia scatenatasi in città in questi giorni". Così l'arcivescovo di Firenze
Giuseppe Betori nell'omelia per la Giornata diocesana del Malato pronunciata ieri nella basilica medicea di San Lorenzo, ha parlato anche della recente
intervista rilasciata da un infermiere del Careggi apparsa su Repubblica, dove si parlava di "eutanasia silenziosa" come di una realtà radicata negli ospedali italiani.
L’arcivescovo di Firenze, partendo dalla considerazione che ad "illuminare la condizione di un malato è soltanto la consapevolezza che il dolore non è un’esperienza estranea alla condivisione che il Figlio di Dio ha voluto con la nostra umanità", ha spiegato nell’omelia "il modo con cui dobbiamo collocarci di fronte alla malattia, al malato, al corpo malato alla luce della Fede". "La trasfigurazione di Gesù, svelando la dimensione sacra del corpo, della persona - ha detto Betori - esclude ogni sua commercializzazione, come purtroppo avviene in certe pratiche di fecondazione artificiale; non ne ammette l’umiliazione, come accade quando il malato viene ridotto a un caso clinico o, peggio, diventa strumento di sperimentazione; non ne accetta l’abbandono, ed è quanto si verifica quando non gli si dedicano le cure necessarie e dovute, magari perché ormai gravato da troppi anni, applicando anche in questo campo la 'cultura dello scarto' così diffusa nella nostra società".
"La strada del recupero del valore del corpo e della vita nella nostra società necessita che ci si ponga all’ascolto di una parola di verità sull’uomo, quella parola che solo Dio può donarci in pienezza - ha concluso l’arcivescovo di Firenze -. Anche le persone immerse nel mistero della sofferenza e del dolore, accolto nella fede, ha detto Papa Francesco, possono diventare testimoni viventi di una fede che permette di abitare la stessa sofferenza, benché l’uomo con la propria intelligenza non sia capace di comprenderla fino in fondo".