Due notizie che provengono dalla Francia “ci obbligano ancora una volta a porre con forza al centro del dibattito bioetico e all’attenzione dei politici il problema dell’autodeterminazione e della responsabilità della persona nel suo rapporto con le pratiche mediche”. L’invito alla riflessione arriva dalla Consulta di Bioetica Onlus.
La prima notizia riguarda Nicolas Bonnemaison, medico dell’Ospedale di Bayonne, che è stato prosciolto da tutte le accuse dal Tribunale di Pau, dove era comparso con l’accusa di aver provocato la morte di sette pazienti terminali.‘Ho agito da medico fino all’ultimo. Fa parte dei doveri del medico accompagnare i pazienti fino alla fine’. Questa semplice frase di Bonnemaison, secondo la Consulta di Bioetica, “fa giustizia di tutti gli ostacoli concettuali e di tutte le ipocrisie che in Italia, ancora, si oppongono a una soluzione legislativa che definisca un ambito così delicato, in una prospettiva laica che non si basi su principi assoluti”.
L’altra notizia riguarda il ‘caso Lambert’, un paziente tetraplegico in stato vegetativo permanente da sei anni, che avrebbe, precedentemente all’incidente stradale, espresso il desiderio di non essere mantenuto in vita in uno stato simile. Il Consiglio di Stato francese ha concesso il permesso di interrompere le cure, sulla base della Legge Leonetti contro l’accanimento terapeutico; la decisione è stata momentaneamente sospesa in attesa dell’esame del ricorso, avverso al provvedimento, presentato dai genitori presso la Corte europea. “Questo secondo caso ci insegna – sottolinea Consulta di Bioetica - invece come sia difficile trovare un accordo tra i familiari per garantire il volere dell’interessato”.
I due casi vengono, infatti, considerati molto diversi, "ma mostrano la difficoltà di trovare una linea precisa per risolvere i problemi etici di fine vita nel rispetto della volontà e della dignità dell’interessato. Riteniamo che il Giuramento di Ippocrate, che impone di agire per il bene del paziente, vada inteso in modo tale che questo bene sia ottenuto nel rispetto dell’autorizzazione del paziente stesso”.
La Consulta di Bioetica ritiene quindi che l’impegno sui temi di fine vita “debba proseguire sia sul piano dell’informazione, sia con proposte operative; auspichiamo che nella nuova stagione politica anche in Italia si provveda a una legge quadro leggera, evitando la sindrome del ‘sentiero battuto’: la scienza va avanti, ‘il supermercato dei significati’ è sempre più ricco e i vecchi parametri non sono più sufficienti. Non essere per la vita sempre e comunque non significa essere per la morte: significa solo essere per la scelta”.