Di fronte a questa che sta diventando una vera e propria emergenza sanitaria la Società Italiana di Pediatria promuove un progetto formativo, che riguarderà inizialmente la Sicilia e in seguito tutto il territorio nazionale, con l'obiettivo di fornire ai professionisti dei centri di accoglienza le nozioni scientifiche e di pratica clinica relative all'assistenza dei bambini migranti, ma anche di arricchire la loro competenza culturale, rafforzare la conoscenza delle più frequenti problematiche socio sanitarie e delle normative italiane/europee.
La formazione si basa sulle nuove indicazioni elaborate dal Gruppo di Studio SIP per il Bambino Migrante che verranno presentate in occasione del Congresso dei Pediatri Sip, a Palermo a partire da oggi e fino al 14 giugno.
Secondo i dati di
Save the Children solo nei primi due mesi del 2014 sono sbarcati sulle coste della Sicilia 860 minori, un numero di oltre 10 volte superiore a quello registrato nel corrispondente periodo del 2013 sia per quanto riguarda i minori al seguito delle loro famiglie (140 contro 10) sia quanto riguarda i minori non accompagnati (720 contro 62). La quasi totalità dei minori inseriti in nucleo familiare arriva dalla Siria (92) mentre la maggior parte dei minori non accompagnati proviene da Somalia (216), Gambia (143), Egitto (6) e Siria (80).
La Sicilia, nonostante la chiusura del centro di Lampedusa, continua a rappresentare il principale punto di approdo delle navi della Marina Militare impegnate nell'operazione Mare Nostrum. “Oltre ai numeri sta cambiando la tipologia del minore migrante”, afferma il presidente della SIP- Società Italiana di pediatria,
Giovanni Corsello. “La crisi economica del nostro Paese scoraggia l'immigrazione dei nuclei familiari in cerca di opportunità di lavoro, mentre cresce la componente di adolescenti in fuga da guerre, non accompagnati, figli di profughi e richiedenti asilo. Sono soggetti portatori di nuove esigenze di salute. Come pediatri sempre di più avvertiamo la sfida di una Pediatria transculturale in grado di dare risposte alle loro esigenze”.
Senza dimenticare le patologie contratte nei Paese di origine, la condizione generale dei minori migranti al momento dello sbarco è minata dalle dure condizioni di viaggio che hanno dovuto sopportare. Traumi fisici (ustioni, colpi di sole, ipotermia), infezioni respiratorie e gastroenteriche acute, disidratazione segnano il corpo di questi bambini. Non evidenti ma altrettanto gravi sono i traumi psichici (stress da radicamento, perdita dei familiari, abuso) che se non curati possono segnare per sempre la loro vita. Il sistema di accoglienza resta inadeguato ed emergenziale.
A tutt'oggi l'identificazione della minore età è eseguita con radiografia del polso, in assenza di consulenza pediatrica, nonostante vi sia ampia letteratura che ne dimostra l'inadeguatezza. I minori vengono ospitati in centri di soccorso e di prima accoglienza privi di standard assistenziali (promiscuità con gli adulti, scarsa igiene, inadeguata nutrizione), per periodi troppo lunghi e comunque molto diversi a seconda della località di arrivo. Inoltre la presenza del pediatra e del mediatore culturale non è garantita. Per migliorare la qualità dell'assistenza a loro vantaggio e a vantaggio della salute di tutti i bambini, anche in un'ottica di prevenzione, occorre rafforzare le competenze degli operatori sanitari in servizio nei centri di accoglienza.