Presentata a Roma la prima ‘Carta dei Diritti del Parkinsoniano’. Il testo, nato dalla collaborazione tra l’Associazione italiana parkinsoniani (Aip) e alcuni dei principali esperti di questa condizione clinica, definisce una serie di proposte per limitare le conseguenze invalidanti e il disagio sociale che la malattia comporta.
“I dati in nostro possesso sono molto chiari: il Parkinson costituisce un fenomeno di grande rilievo, sia dal un punto di vista clinico che sociale - spiega
Gian Luigi Gigli - componente della Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati. Auspico che la realizzazione del documento presentato oggi sia il primo passo per arginare le problematiche che affliggono i pazienti affetti da questa pesante condizione patologica quali, ad esempio, la difficoltà ad acquisire una diagnosi accurata in tempi ragionevoli e senza spostamenti troppo gravosi, gli impedimenti a ottenere servizi di sostegno sociale e socio-sanitario adeguati a compensare per quanto possibile la perdita di autonomia e la carenza di risorse per la ricerca scientifica finalizzata a combattere la malattia e i suoi esiti invalidanti”.
Secondo quanto evidenziato dal documento presentato oggi, oltre a minacciare la salute della collettività, la malattia di Parkinson grava pesantemente anche sulla spesa pubblica: la patologia, in quanto fortemente invalidante, comporta significativi costi medici diretti, come quelli farmacologici, ospedalieri, ambulatoriali e di assistenza specializzata domiciliare, e notevoli costi indiretti legati alla perdita di produttività dei pazienti e dei familiari che prestano assistenza.
“La presentazione odierna della Carta dei Diritti del Parkinsoniano – sottolinea
Gianni Pezzoli, presidente dell’Aip e direttore del Centro Parkinson Icp Milano - è un chiaro segnale di come tutte le componenti sociali e scientifiche del nostro Paese siano pronte a contrastare questa patologia tanto diffusa quanto devastante. Uno dei principali obiettivi di questo testo, infatti, è quello di rassicurare tutti coloro che sono vittime di questa difficile condizione medica, informando familiari e pazienti che la malattia può essere ben trattata, che esistono farmaci utili per il controllo dei sintomi sia in fase iniziale sia in fase avanzata e, soprattutto, che non esiste pericolo per la vita della persona colpita dalla patologia”.