Gli organi per i trapianti non bastano mai. E non solo per la bassa disponibilità alla donazione, ma anche per un banale motivo: molti dei decessi di chi ha già deciso di donare i propri organi avvengono fuori dalle mura dell’ospedale - a casa, magari - e ciò rende impossibile l’espianto degli organi in tempo utile. Per esempio a Manhattan sono stati 50 mila i decessi nel corso del 2009. Di questi 600 erano eligibili alla donazione, ma meno della metà (261) sono diventati donatori. Nel frattempo, circa 8 mila newyorkesi erano in attesa di un trapianto.
Da questa semplice conta è nato un progetto pilota, non nuovo in Europa, ma inedito oltre-Atlantico: la messa a punto di una task force mobile, una vera e propria unità medica speciale che, con la collaborazione delle forze di polizia e dei vigili del fuoco, raggiunge il potenziale donatore deceduto a casa propria in pochi minuti per procedere, in meno di un’ora dal momento in cui il cuore ha smesso di battere, all’espianto degli organi.
Il programma, per cui il il Department of Health Resources and Services Administration ha stanziato un milione e mezzo di dollari, è iniziato ieri e si avvale di una squadra composta da 2 infermieri, uno specialista incaricato di parlare con la famiglia e un medico.
La chiamata da parte dei familiari innesca la catena dell’intervento che, prima, porta un ufficiale di polizia a constatare che la morte non sia connessa a un crimine. Subito dopo aver tentato la rianimazione, lo specialista affronta con i familiari - che devono dare l’ok all’espianto - il difficile momento, mentre il personale medico valuta l’eligibilità alla donazione. Subito dopo il paziente viene trasportato con un veicolo appositamente attrezzato al centro competente, il Bellevue Hospital.
In questa fase, il programma prevede soltanto l’espianto dei reni.
Si tratta di un progetto “molto, molto modesto - ha commentato Lewis Goldfrank, direttore del reparto di emergenza al Bellevue Hospital Center - ma che può dimostrare un concetto che può rivelarsi rivoluzionario”. Cioè che anche le persone decedute a casa possono diventare donatori.
Entusiasta il sindaco di New York, Michael Bloomberg: “Donare un organo può salvare una vita. È per questo che sono un donatore”, ha affermato. “Ma la triste verità è che circa 8 mila newyorkesi in questo momento sono in lista d’attesa per un trapianto e ci sono barriere che fanno sì che salvare le loro vite non sia semplice come dovrebbe essere. Questo nuovo programma pilota ci aiuterà a testare un processo che potrebbe cambiare il modo in cui doniamo gli organi e aiutare a salvare molte vite”.