“Sono passati trent’anni dalla scoperta dell’Hiv e ancora è necessario parlare di diritti. Non è un caso che lo slogan della Conferenza mondiale sull’Aids di Vienna sia stato "Rights here, Rights now" (Diritti qui, Diritti ora) e che lo slogan di questa Giornata mondiale di lotta all’Aids sia "Lights for Rights" (Luce sui diritti). Diritti umani, la cui violazione è una delle principali cause del diffondersi del virus, e diritti delle persone che vivono con l’Hiv, calpestati anche dove dovrebbero essere in teoria garantiti”. Questa la denuncia della Lega Italiana per la Lotta contro l’Aids in occasione della Giornata mondiale per la lotta all’Aids che si celebra oggi.
L’organizzazione, come avviene ogni anno, ha esaminato le richieste pervenute ai suoi centralini telefonici, che nel corso di quest’anno sono state circa 8.000.
E proprio i diritti sono il tema maggiormente proposto ai centralini da parte delle persone sieropositive. Se la percentuale di richiesta di informazioni riguardanti l’area dei diritti e delle discriminazioni era del 7 per cento nel 2007, è passata al 10 nel 2008, al 28 nel 2009, per arrivare al 40 per cento nel 2010.
Sintomo che aumenta la sensibilità ai propri diritti, ma, soprattutto, che persistono criticità importanti. Le preoccupazioni e le denunce riguardano soprattutto la privacy, il mondo del lavoro e l’assistenza sanitaria (non solo legata alle terapie per l’Hiv).
“Continuano, per esempio, a essere riportati con frequenza timori da parte dalle persone sieropositive che sono in terapia e che devono frequentemente assentarsi dal posto di lavoro per recarsi in ospedale a prendere i farmaci”, segnala la Lila. “Ciò accade perché alcune strutture ospedaliere continuano a non voler fornire la quantità di farmaci necessaria per tre mesi, obbligando le persone con Hiv a recarsi in ospedale ogni mese. E purtroppo capita anche, come in questi giorni a Genova, che l’erogazione dei farmaci non sia garantita, il che costringe le persone a recarsi più volte in ospedale per più giorni. Conseguenza di ciò è la necessità di assentarsi dal luogo di lavoro con frequenza, che si accompagna spesso alla richiesta di spiegazioni da parte del datore di lavoro o dei colleghi”.
Il mondo del lavoro, però, non è soltanto quello in cui più spesso viene riscontrata la difficoltà di godere dei propri diritti. Rappresenta anzi quello in cui è più efficace intervenire per ridurre stigma e discriminazioni nei confronti delle persone con Hiv.
Per questo motivo la Lila, in occasione della Giornata, ha deciso di offrire una
traduzione italiana della Raccomandazione emanata quest’anno dall’ International Labour Organization (Ilo,) delle Nazioni unite.
La Raccomandazione è rivolta ai governi, alle associazioni imprenditoriali e ai sindacati, chiamati ad applicare le disposizioni e a creare e attuare politiche e programmi nazionali su Hiv/Aids e mondo del lavoro. L’invito è anche a rispettare i diritti fondamentali di tutti i lavoratori, compresi i migranti, fra i quali il diritto di non essere costretti a sottoporsi al test Hiv e a rivelare il proprio stato sierologico.