Valorizzare la cultura alimentare in tutte le sue forme, con un’attenzione particolare per la sostenibilità e per i corretti stili di vita. E’ con questo approccio che, in occasione delle ‘Giornate di Carlo Cannella 2014’, sono state presentate le attività di SapiExpo, sinergia tra Sapienza ed Expo 2015 incentrata su oltre 100 proposte provenienti dai ricercatori dell’università romana. Tra i principali temi trattati nel corso delle due giornate di lavori presso l’ateneo capitolino ci sono la sicurezza e la tracciabilità degli alimenti, le tradizioni, il turismo enogastronomico e la prevenzione delle malattie cronico-degenerative. L’obiettivo è costruire un approccio multidisciplinare che consenta di sviluppare collaborazioni con altre istituzioni ed enti di ricerca, puntando anche sul reperimento di finanziamenti europei.
"Un grande settore - ha detto
Lorenzo Maria Donini, responsabile dell’area ‘Food’ del progetto SapiExpo - è quello della sostenibilità del modello alimentare, dai sistemi di produzione, i metodi di trasformazione degli alimenti fino alle ricadute economiche e per la salute. Ci sono infatti problemi come l'obesità, che anche in Italia inizia ad essere impegnativo, oppure la rarefazione dei piccoli punti vendita alimentari o il grande spreco di cibo".
Tra i progetti presentati, da segnalare quello che si propone di trasformare Roma, Milano e Palermo in “angoli di campagna” per renderle più sane e vivibili. Alla base dell’idea una migliore valorizzazione delle aree verdi, un rafforzamento dei trasporti non inquinanti e l’implementazione dell’agricoltura a chilometro 0. Il progetto, chiamato ‘Eating, city and wellbeing in the metropolitanean areas’, partirà dallo studio di 3 città italiane, Roma, Milano e Palermo per cercare possibili soluzioni che ne possano rivoluzionare la qualità della vita. "Uno di questi aspetti - ha spiegato
Carlo Blasi, responsabile dell’area ‘Green’ - è la definizione di un migliore 'governo' della filiera agricola, Roma ad esempio ha una grande quantità di terreni agricoli al suo interno che non vengono utilizzati. Questo vorrebbe dire poter aumentare la produzione di cibo a chilometro 0 che ha un impatto ambientale, economico, e sul traffico minore di quello tradizionale".