Si addensano nubi sul futuro delle farmacie comunali romane. “Tra qualche settimana c’è il rischio di non avere più farmaci sui banconi perché i fornitori non sono più disposti ad aspettare i pagamenti”. L’allarme è stato lanciato in un’audizione presso la commissione Politiche Sociali del Comune, da
Michele Guarino, direttore generale di Farmacap, l’Azienda Speciale sociosanitaria del Comune di Roma che dal 1997 gestisce le 44 farmacie comunali della capitale che impiegano circa 360 dipendenti. Grossi timori sono stati espressi anche dal consigliere
Michele Dinoi (Gruppo misto) che ha sottolineato come Farmacap rischi di chiudere a causa di un buco su cui incidono pesantemente i crediti per 12 milioni vantati con la Regione e i 4 con Roma Capitale. Rassicurazioni giungono invece dall’assessore del Campidoglio al Sostegno Sociale,
Rita Cutini. “Vogliamo agire nell’immediato per risanare i debiti e per programmare il futuro. Stiamo perciò preparando una proposta per Farmacap, ma abbiamo intenzione di non svendere, né chiudere quello che per noi è un asset del Comune”.
I documenti economico-finanziari di Farmacap evidenziano un passivo di 10.145.921 euro. Nel solo anno 2012 il fatturato delle farmacie è stato di 48,2 milioni di euro, mentre per il servizio di telesoccorso sono stati incassati altri 2,2 milioni e per la gestione dell’asilo nido aziendale altrettanti 380 mila euro. Per arginare il trend negativo è stato preparato un piano di rilancio aziendale denominato ‘Piano industriale per il rilancio di Farmacap 2013/2017’ incentrato in primo luogo sull’apertura di 4 nuove farmacie tra novembre 2013 (la prima) e luglio 2014 (le altre 3) con una stima di fatturato complessivo di 3,2 milioni di euro annui. Si punta anche sull’incremento del margine medio degli acquisti grazie a una fornitura diretta con le case farmaceutiche con un risparmio quantificabile intorno ai 125 mila euro, sull’implementazione di un nuovo software gestionale e su un’azione per il recupero degli utenti della teleassistenza con un incremento a regime di circa 130 mila euro annui. Programmato anche il cambio di sede con la riduzione del canone di affitto che porterebbe a pagare un canone agevolato di 50 mila euro annui.