Un brevetto più lungo così da permettere alle industrie che producono farmaci biologici di ammortizzarne i costi di ricerca e sviluppo. E al tempo stesso consentire anche di abbatterne il prezzo.
Una proposta che il presidente dell’Aiom, l’Associazione degli oncologi medici, Carmelo Iacono ha reiterato nell’ambito del Congresso Esmo tenutosi nei giorni scorsi a Milano. E alla quale ha risposto oggi Giorgio Foresti, presidente di Assogenerici, in una nota dell’Associazione. Contestandone i presupposti.
Prolungare la copertura brevettuale dei farmaci biologici? “È una strada che l’Italia ha già percorso per i farmaci di sintesi con risultati – negativi – che tutt’ora stiamo pagando” afferma Foresti. Secondo il quale la disciplina italiana sui brevetti – in particolare il cosiddetto Cpc, Certificato di protezione complementare – “per decenni ha reso il nostro Paese un’eccezione rispetto all’Europa, bloccando di fatto lo sviluppo del generico, al punto che quando in Gran Bretagna si potevano vedere pubblicità di equivalenti dei medicinali più largamente impiegati in terapia sulle riviste scientifiche, il medico italiano ancora non sapeva che cosa fossero i generici”. E per Foresti “Oggi le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti e tutti sappiamo cosa abbia significato per il Ssn prima, e ora per le Regioni, questo ritardo”. “Non vorremmo – continua ancora la nota di Assogenerici – che la storia si ripetesse con i farmaci biosimilari, medicinali che hanno le stesse indicazioni e lo stesso meccanismo d’azione degli originali, e che hanno dimostrato in trial clinici la stessa efficacia e sicurezza ma consentono risparmi rilevanti”.
Negli Usa, si rileva nella nota, l’amministrazione Obama, già nell’estate 2009, ha dichiarato la sua intenzione di ridurre la protezione dei farmaci biologici a sette anni, permettendo l’ingresso sul mercato dei biosimilari. Vengono così citate sia la responsabile della riforma sanitaria Usa, Nancy-Ann DeParle, sia del responsabile dell’Office of Management and Budget, Peter Orszag, secondo i quali “prolungare l’esclusiva a lungo termine (sui farmaci biologici) si tradurrebbe in un danno per i pazienti perché diminuisce la spinta all’innovazione e ritarda senza ragione l’accesso a farmaci più economici”.
Entro pochi anni, conclude Foresti “i farmaci biologici rappresenteranno la parte preponderante della terapia. Sarebbe suicida pensare di affrontare la situazione impedendo che la concorrenza tra originali e biosimilari porti a una riduzione dei costi e a un aumento dell’innovazione. AssoGenerici si batterà perché per i biosimilari non vengano attuate le pratiche ostruttive che hanno caratterizzato la storia del generico”.