“194, così sta morendo una legge”. Questo il titolo dell’inchiesta di repubblica.it sulle interruzioni di gravidanza in Italia. Dati allarmanti, a riferirlo lo stesso ministero della Salute che riferisce come gli aborti illegali sono ventimila, ma secondo alcuni sono stime prudenti in quanto sarebbero almeno il doppio. Ma secondo alcune stime sarebbero almeno il doppio.
Ambulatori fuorilegge e farmaci di contrabbando. "Una sconfitta di tutti, perché la norma funzionava, ma è diventata una corsa a ostacoli"
Sempre più spesso, secondo
repubblica.it, le donne si trovano di fronte a medici obiettori di coscienza che le invitano ad andare altrove. Perché “qui non si effettuano più Ivg. Porte sbarrate, reparti chiusi, day after di qualcosa che c'era, funzionava, e adesso è in disuso, smantellato, abbandonato”.
Fenomeno che da Nord a Sud riguarda tutto il Paese che sembra aver cancellato l'aborto legale con oltre l'80% dei ginecologi, e oltre il 50% di anestesisti e infermieri che non applica più la legge 194. “Le donne respinte dalle istituzioni – spiega l’articolo – tornano al silenzio e al segreto, come quarant'anni fa. Alcune muoiono, altre diventano sterili, ma nessuno ne parla. Ventimila gli aborti illegali calcolati dal ministero della Sanità con stime mai più aggiornate dal 2008, quarantamila, forse cinquantamila quelli reali. Settantacinquemila gli aborti spontanei nel 2011 dichiarati dall'Istat, ma un terzo di questi frutto probabilmente di interventi
casalinghi finiti male”. Ma fatti anche in cliniche “fuorilegge”, con contrabbando di farmaci. Insomma denuncia il quotidiano online “sul corpo delle donne è tornato a fiorire l'antico e ricco business che la legge 194 aveva quasi estirpato”.
Ma chi gestisce – si chiede repubblica.it “questo commercio ramificato? Quali sono le rotte dell'aborto clandestino, che sta facendo ripiombare il nostro paese nel clima cupo degli anni antecedenti al 22 maggio 1978, quando finalmente in Italia l'interruzione volontaria di gravidanza diventò legale?”. È la cronaca a fornire le risposte.
“Ambulatori fuorilegge: l'ultimo gestito dalla mafia cinese è stato smantellato a Padova dalla Guardia di Finanza alcune settimane fa, e incassava quattromila euro al giorno. Tra i clienti anche donne italiane”. Ma oltre a questo c’è lo “spaccio di farmaci abortivi, ci sono le confezioni di Ru486 di contrabbando”, il tutto, secondo l’inchiesta, “attuato da insospettabili professionisti che agiscono nei loro studi medici “e che per questo le procure hanno avviato
“188 procedimenti penali nell'ultimo anno per violazione della legge 194”.
Le vittime sono sempre loro: le donne che ricominciano a morire di setticemia, costrette a migrare da una regione all'altra cercando (spesso invano) quei reparti che ancora garantiscono l'interruzione volontaria di gravidanza. “Ragazzine e immigrate – racconta repubblica.it – che vagano nei corridoi del metrò cercando i blister di un farmaco per l'ulcera a base di misoprostolo che preso in dosi massicce provoca l'interruzione di gravidanza, spacciato dalle gang sudamericane che lo fanno arrivare nel porto di Genova dagli Stati Uniti. Dieci pillole, 100 euro al mercato nero, meno della metà se si compra su Internet. E le giovanissime abortiscono da sole, nel bagno di casa, perché della legge o del giudice tutelare non sanno nulla, perché in ospedale la lista d'attesa è troppo lunga e i consultori sono sempre di meno. (Dal 2007 al 2010 ne sono stati tagliati quasi 300)”.
Se la percentuale di successo di questi aborti, quasi sempre farmacologici fai da te, è alta “oltre il 90%”, per chi sbaglia però c’è in gioco la vita.
“Contro la 194 – conferma il ginecologo Carlo Flamigni – c'è una congiura del silenzio. Accedere ai servizi è sempre più difficile, una corsa a ostacoli, e le donne meno esperte, le più fragili, le più giovani, le straniere, finiscono nella trappola dell'illegalità. Credo che oggi nel mercato clandestino si trovi qualunque farmaco, addirittura la Ru486. È una sconfitta per tutti, perché la legge funzionava, e funzionava bene”.
Come si è arrivati a questa situazione a trentacinque anni esatti dall’approvazione della 194? A rispondere è la Laiga (Libera Associazione Italiana Ginecologi per l’Attuazione della legge 194) che denuncia l’illegalità del fatto che interi ospedali non abbiano più medici disposti ad applicare la legge. “Come Laiga abbiamo fatto ricorso al Consiglio d'Europa, e il nostro ricorso è stato accolto. La verità è che nessuno vuole più fare aborti perché si viene discriminati nella carriera e obbligati a fare solo e soltanto quelli”.
Repubblica.it riporta poi alcuni dati: “nel Lazio il 91% dei ginecologi è obiettore di coscienza, a Bari gli ultimi due medici che facevano gli aborti hanno deciso di abbandonare il reparto, a Napoli il servizio viene assicurato soltanto da un ospedale in tutta la città, in Sicilia il tasso di astensione dalla 194 è dell'80,6%”.
Questo dunque si traduce secondo l’Associazione in liste d'attesa spaventose con il rischio reale di superare il numero di settimane di gravidanza in cui è consentita l'interruzione. Ma il dramma vero è l'aborto terapeutico “perché si tratta di un intervento a tutti gli effetti, per cui sono necessari medici interni all'ospedale, ginecologo, anestesista, infermieri, e non si può supplire con professionisti a contratto. Visti però i numeri dell'obiezione di coscienza è evidente che in tempi molto brevi nelle strutture pubbliche italiane questo tipo di aborti non si faranno più”.
Le donne residenti in Italia lasciano il paese per andare verso la Svizzera, l’Inghilterra, o la Francia ma per chi non se lo può permettere la prospettiva sono le umiliazioni e i maltrattamenti in ospedale.
Repubblica.it si chiede come si faccia a calcolare i numeri di un fenomeno clandestino e con quali parametri? “Da anni – si legge – ormai nella relazione al parlamento sulla legge 194, si cita una stima di 15/20mila aborti illegali, un numero calcolato soltanto sul tasso di abortività delle donne italiane (6,9 per 1000) e sottostimato per stessa ammissione del ministero. Molti altri elementi però portano almeno al raddoppio di quella cifra, facendo salire la quota delle interruzioni di gravidanza clandestine a 40/50mila l'anno. Intanto paramentrando le stime dell'illegalità al tasso di abortività delle immigrate, che è di 26,4 interruzioni ogni mille donne, tre volte quello delle italiane. Analizzando poi i dati Istat ad esempio si vede con chiarezza quanto gli aborti spontanei sono aumentati, passando dai 55mila casi degli anni Ottanta, ai quasi ottantamila di oggi. E secondo molti studiosi questa impennata altro non è che il ritorno dell'aborto clandestino mascherato, esattamente come avveniva prima della legge, quando le donne dopo aver tentato di fare da sole arrivavano in ospedale con emorragie e dolori, e i medici per salvarle completavano gli aborti, registrati come spontanei”.