I pediatri italiani lanciano l’allarme: nel nostro Paese quasi un bambino su cinque è in sovrappeso o obeso già nella fascia di età tra i 24 e i 36 mesi con conseguenze serie, sia nel breve sia nel lungo periodo.
È questo il risultato principale di una ricerca condotta da GfK Eurisko su duecento pediatri italiani, nell’ambito del Mese della Nutrizione Infantile, un’iniziativa promossa da Mellin, che per il terzo anno consecutivo si propone di favorire l’informazione sulla corretta nutrizione nella prima infanzia.
Certo, i dati sono il risultato di un sondaggio condotto sui pediatri italiani e non fotografano la realtà, ma la percezione che di essa hanno gli specialisti. Ergo, sono da prendere con le pinze.
Tuttavia, i numeri emersi dalla ricerca mettono l’accento su un problema spesso sottaciuto: di sovrappeso e obesità nei bambini si parla tanto, ma spesso si ignora che il disturbo cominci nella primissima infanzia, prima dei tre anni.
Per questo, secondo i pediatri è fondamentale “promuovere cultura su questo problema a livello sociale, sensibilizzando le mamme e le famiglie”.
“L’obesità è un problema importante su cui il pediatra appare sensibile e molto coinvolto, anche se non sempre è facile per lui educare la mamma a un corretto stile alimentare e aiutarla a farsi carico del problema”, ha dichiarato Isa Cecchini, direttore del Dipartimento Salute di GfK Eurisko. “Il cibo infatti rappresenta un elemento fondamentale nella relazione fra mamma e bambino e chiederle di limitarne le richieste non è sempre facile. A questo si aggiunge, a detta dei pediatri intervistati, una scarsa informazione su questo problema e forse anche il pregiudizio legato all’idea che il sovrappeso nei bambini piccoli sia il segno di buona salute”.
Il peso elevato in realtà non è sinonimo di salute neanche nella prima infanzia ed educare a una corretta alimentazione fin dai primi anni di vita è fondamentale per assicurare al bambino un futuro in salute: “L’alimentazione nella prima infanzia può avere un impatto notevolissimo nel contrastare l’epidemia di obesità in età pediatrica”, ha affermato Margherita Caroli, presidente dell’European Child Obesity Group. “E non ha solo effetti metabolici: dalla nascita fino a circa i 3 anni si stabiliscono le abitudini alimentari e si tracciano gli stili di vita”.
Particolarmente delicato è “il secondo semestre di vita, quando si inizia l’alimentazione complementare”, ha aggiunto Caroli. È quello il periodo in cui “i lattanti possono andare incontro a squilibri alimentari: per esempio, a un eccesso di assunzione di proteine, un fattore di rischio per lo sviluppo di un precoce ‘adiposity rebound’, che a sua volta predispone all’obesità. In altre parole, prendersi cura dell’alimentazione di un lattante non vuol dire solo stare attenti alla copertura dei bisogni nutrizionali immediati, ma vuole anche dire fornire salute a lungo termine. Anche in età adulta”.
È questa la ragione per cui “la prevenzione dell’obesità deve essere intrapresa il più precocemente possibile”, ha sottolineato Piercarlo Salari, Pediatra di consultorio a Milano e Vigevano. “Non è il caso di fare inutili allarmismi, ma la realtà è che in molti casi il sovrappeso trae le sue origini già dai primi anni di vita e in particolare dallo svezzamento: è questo il momento in cui il bambino si cimenta con nuove esperienze di sapori, instaura il proprio rapporto con il cibo e struttura i ritmi della giornata, scanditi dal susseguirsi dei pasti”, ha concluso.