Degli oltre 70 miliardi di euro di crediti che le imprese vantano dallo Stato, secondo un primo bilancio fatto dal ministero dello Sviluppo economico, nel primo mese di operatività ne sarebbero stati liquidati appena 3 milioni di euro. Se si manterrà questo ‘ritmo’, fanno notare dalla Cgia di Mestre, in un anno lo Stato riuscirà a pagare attorno ai 36 milioni di euro: di questo passo, lo stock sarà smaltito in oltre 1.900 anni. Ricordiamo come in un recente
studio pubblicato sempre dall’Associazione, l’indebitamento complessivo delle Asl e degli Ospedali verso le imprese ammonterebbe ad un cifra non inferiore a 40 miliardi di euro.
Le ragioni di questo flop sono molteplici, anche se in gran parte sono riconducibili, da un lato, alla difficoltà di certificare i crediti, ostacolo che ha scoraggiato moltissime imprese a presentare la domanda, e, dall’altro, ai ritardi nella messa a punto della piattaforma informatica che ha il compito di collegare il sistema creditizio con la Pubblica amministrazione. Tra le inefficienze del sistema va altresì sottolineato che non sono poche le società ed enti pubblici che non si sono ancora iscritti al portale, bloccando il funzionamento dell’intera operazione.
“Una cosa inconcepibile – ha commentato
Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia – che non sta né in cielo né in terra. In un momento di crisi e di mancanza di liquidità, non è da Paese civile che vi siano decine e decine di migliaia di imprese che non possono essere pagate per l’inefficienza e il malfunzionamento della Pubblica amministrazione”.
Ma come si è arrivati a questo punto? Con i quattro decreti approvati l’anno scorso, il Governo Monti si era impegnato a smobilizzare almeno una decina degli oltre 70 miliardi di euro che le imprese private italiane attendono dalla Pubblica amministrazione. Come? Dopo aver ottenuto la certificazione del credito dall’Ente debitore, l’imprenditore deve trovare un istituto di credito a cui cedere il credito per ottenere l’anticipazione.
A questo punto, la banca che si rende disponibile ad effettuare questa operazione accede alla piattaforma informatica e, verificata la validità della certificazione, liquida l’impresa. Dopodichè, l’istituto bancario inserisce i dati della cessione del credito nella piattaforma e si occupa del suo recupero presso la Pa debitrice.
“Noi – ha concluso Bortolussi – auspichiamo che nelle prossime settimane si possa arrivare alla formazione di un Governo in grado di voltare pagina rispetto alle politiche economiche adottate in questi ultimi 15 mesi. E tra le priorità che sono sul tappeto, il pagamento di questi 70 miliardi di euro è un elemento assolutamente imprescindibile se si vuole davvero ridare liquidità, fiducia e nuovo slancio alle piccole e medie imprese”.