Le malattie reumatiche rappresentano in Italia una delle prime cause di inabilità temporanea e disabilità permanente e sono la causa più frequente di assenza dal lavoro. In Italia sono oltre 5 milioni le persone che ne soffrono, e di queste circa 734.000 sono colpite da forme croniche come artrite reumatoide, spondilo artropatie, vasculiti e connettiviti. A soffrire di malattie reumatiche sono persone di tutte le età e di ogni fascia sociale con una maggiore prevalenza tra le donne. Sulla base di questi elementi L’Associazione nazionale malati reumatici (Anmar), Cittadinanzattiva, la Società italiana di reumatologia (Sir) e il Collegio dei remautologi ospedalieri italiani (Croi) hanno elaborato un documento in cui avanzano precise richieste a tutti gli schieramenti politici in vista delle imminenti elezioni. Il filo conduttore dell’appello è costituito dalla necessità di assumere un impegno concreto per sostenere le esigenze delle persone colpite da malattie reumatiche. Una richiesta che si articola in quattro punti essenziali:
-Realizzare un piano nazionale, da approvare in sede di Conferenza Stato-Regioni, sulle patologie reumatiche, con particolare riferimento a quelle ad insorgenza in età lavorativa e ad alto potenziale invalidante;
-Progettare e implementare reti reumatologiche in tutte le Regioni, reperendo le risorse necessarie nell’ambito della ripartizione annuale delle quote del Fondo Sanitario Nazionale vincolate agli obiettivi di Piano Sanitario Nazionale;
-Garantire un’offerta di assistenza ospedaliera reumatologica adeguata e integrata con il territorio, in grado di rispondere tempestivamente e in modo efficiente, efficace e appropriato al bisogno di salute delle persone con patologie reumatiche;
-Programmare e formare un numero adeguato di medici specializzati investendo maggiormente nelle scuole di specializzazione universitarie in Reumatologia.
Proposte che le associazioni hanno elaborato in considerazione del fatto che le malattie reumatiche esercitano un impatto enorme “sulla qualità della vita dei cittadini” e producono “enormi costi economici e sociali derivanti dalla progressiva invalidità di chi ne è colpito”.