“Eliminare il tetto della raccolta del 5 per mille, equiparandolo all'8 per mille per il quale non è previsto alcun limite o, quantomeno, incrementare il finanziamento tenendo conto della crescita delle scelte dei contribuenti”. Mentre continua l'esame del disegno di legge di Bilancio, a chiedere a gran voce al Governo un intervento in questa direzione sono 10 'big' del mondo non profit: ActionAid, Fondazione Airc, Aism/Fism, Emergency, Fai-Fondo per l'ambiente italiano, Lega del Filo d'Oro, Medici senza frontiere, Save the Children, Fondazione Telethon, Unicef. Introdotto in via sperimentale nel 2006, da allora a oggi il 5 per mille ha permesso di raccogliere un contributo di oltre 8 miliardi di euro. Questo strumento, reso strutturale nel 2015, consente di sostenere realtà impegnate per la ricerca scientifica e per tante altre attività di interesse generale. E sono sempre di più i contribuenti che firmano per destinare il 5 per mille in dichiarazione dei redditi a enti del Terzo settore: nel 2023 sono stati 17,2 milioni, con circa 730mila firme in più rispetto al 2022, per un totale di 552milioni di euro che avrebbero potuto essere distribuiti.
Ma è ormai dal 2017 che il trend è in crescita (unica eccezione il 2021, come ovvia conseguenza del calo dei redditi dovuto alla pandemia) e questo si è tradotto negli anni in uno sforamento del tetto massimo previsto, nonostante l'innalzamento progressivo fino agli attuali 525 milioni di euro. Quest'anno il tetto è stato sforato di quasi 28 milioni di euro. Risorse che - evidenziano i promotori dell'appello - in assenza della soglia limite avrebbero potuto essere distribuite agli enti del Terzo settore, per finanziare servizi per le persone fragili, progetti di ricerca medico-scientifica, iniziative di sostegno ai più vulnerabili e di tutela ambientale e culturale. Inoltre, si fa notare, il meccanismo di ricalcolo implica paradossalmente una penalizzazione maggiore per gli enti che hanno raccolto più firme.
“I quasi 28 milioni di euro non distribuiti agli enti del Terzo settore a causa dello sforamento del tetto limitano concretamente progetti di ricerca scientifica, assistenza alle persone con disabilità e molte altre attività di impatto sociale", segnalano le 10 associazioni che propongono anche un elenco concreto delle iniziative 'sfumate'. Per esempio, per Aism e Fism il non aver ricevuto - a causa del tetto - l'intero importo scelto dai contribuenti per sostenere la ricerca sulla sclerosi multipla ha limitato la possibilità di finanziare ulteriori trial terapeutici e progetti di prevenzione primaria, studiando cause e fattori di rischio. "Gli oltre 350mila euro che non verranno erogati tolgono risorse per finanziare un importante progetto di ricerca triennale", si legge nella nota. Fondazione Airc, invece, ha beneficiato di un numero crescente di scelte che avrebbero prodotto "un extra gettito di 5 per mille pari a 3,7milioni, non corrisposto a causa del tetto fissato”. Con questi fondi avrebbe potuto "aumentare significativamente la quota di finanziamento a progetti e ricercatori impegnati a rendere il cancro sempre più curabile: 5 start up per i rientri dall'estero per un totale di 1 milione di euro, 5 My First Airc Grant per avviare progetti indipendenti per giovani ricercatori per un totale di 500mila euro, 15 Investigator Grant affidati a ricercatori esperti per un totale di oltre 2 milioni.
Fondazione Telethon, che da oltre 30 anni finanzia la ricerca scientifica nella lotta alle malattie genetiche rare, “quest'anno a causa del tetto al 5 per mille perderà una cifra stimata in circa 250mila euro. Questa somma corrisponde alla possibilità di finanziare quasi un nuovo progetto di ricerca. Per la Lega del Filo d'Oro, che da 60 anni risponde ai bisogni complessi delle persone con sordocecità e pluridisabilità psicosensoriale, "le mancate risorse pari a 500mila euro avrebbero potuto rafforzare l'organico con l'assunzione di almeno 15 operatori a supporto delle diverse sedi territoriali, con un impatto notevole sulle famiglie che si rivolgono alla Fondazione”.
La mancata erogazione a Save the Children della quota eccedente il tetto del 5 per mille, “pari a circa 175mila euro quest'anno, si traduce in una diminuzione del numero di bambine e bambini raggiunti dagli interventi dell'organizzazione. Se fosse stata integralmente corrisposta, avrebbe potuto sostenere in media per un anno le attività di un Punto luce, uno dei 26 centri educativi presenti nei quartieri più svantaggiati di tutta Italia per combattere la povertà educativa e circa 350 minori avrebbero potuto usufruire gratuitamente di opportunità formative ed educative volte a superare gli ostacoli delle disuguaglianze territoriali e sociali, conoscere e sperimentare le proprie passioni e attitudini e riscrivere la propria storia e quella dei propri quartieri”. Lo stesso vale per ActionAid e “per i suoi programmi finalizzati a contrastare la violenza sulle donne, la povertà alimentare e quella educativa, o mirati a favorire l'inclusione sociale delle comunità più emarginate, come quella dei Neet, i giovani dai 15 ai 34 anni che non lavorano né studiano”.
Per l'Unicef la mancata erogazione di una quota dei fondi a causa del tetto significa che “4mila bambini non riceveranno terapie nutrizionali salvavita contro la malnutrizione grave”. Per Medici senza frontiere, “nel 2023 il 5 per mille ha rappresentato circa il 10% dei fondi raccolti ed è stato destinato a 5 progetti medico umanitari in Paesi tra i più critici al mondo, tra i quali Nigeria, Afghanistan e Yemen. La perdita di circa 400mila euro dovuta al tetto ha impedito l'acquisto di 27mila kit di emergenza salvavita”. Emergency, per l'anno finanziario 2023, ha ricevuto dal 5 per mille “una cifra all'incirca equivalente al costo di gestione dei suoi ospedali di Kabul e Anabah in Afghanistan, nonché del centro chirurgico di Goderich in Sierra Leone. Se venisse tolto o almeno adeguato il tetto, l'Ong potrebbe pianificare altri interventi di cura, aggiungendo ad esempio 2 ambulatori alla rete dei suoi presidi presenti in Italia. Anche per il Fai il 5 per mille è uno strumento cruciale se si considera che "supporta la gestione, manutenzione, tutela, conservazione, valorizzazione e promozione di luoghi inestimabili del patrimonio culturale e paesaggistico italiano", e che solo nel 2023 ha permesso un impegno "in più di 100 cantieri di restauro e conservazione”.