Innovazione come “motore di sviluppo” per le aziende e per il Paese. Ma anche come strumento di benessere e non solo in senso metaforico. Sergio Dompé, presidente della Farmindustria, lo ha ribadito nel suo intervento tenutosi oggi pomeriggio nell’incontro I
nnovazione: una sfida a 360°, organizzato a Rimini nell'ambito del meeting di Comunione e Liberazione. “Dal 1951 a oggi in Italia ogni 4 mesi se ne è guadagnato uno di vita in più”: un successo che fa dell’Italia uno dei Paesi più longevi al mondo e nel cui raggiungimento, l’industria farmaceutica ha svolto un ruolo di primissimo piano. Ma l’innovazione è anche progresso economico, tecnologico, occupazione di qualità: elementi indispensabili, secondo quanto rilevato dal presidente della Farmindustria, per poter superare a testa alta il difficile periodo di crisi che coinvolge tutti i Paesi industrializzati.
Si tratta però di un processo nel quale tutti i partecipanti devono fare la loro parte: industria, operatori, istituzioni. L’Italia può contare sul suo “patrimonio genetico” di “innovazione e curosità”, ha chiosato Dompé. Che non ha mancato di sottolineare come l’area della Ricerca e sviluppo nel campo delle Scienze della vita non veda il nostro Paese in una posizione minoritaria rispetto a quella dei competitor stranieri. “L’italia ha una quota di addetti alla Ricerca e sviluppo inferiore a quella dei suoi principali concorrenti, ma questo è dovuto alla sua peculiare struttura industriale che la rende comunque competitiva”. In sostanza – ha ancora rilevato Dompé – le imprese italiane non fanno meno ricerca delle altre aziende europee ma sono soltanto in numero minore a farne”.
Per far crescere questo sistema – che possiede tutte le potenzialità per portarci tra le “grandi” a livello internazionale – occorre dunque “far leva sulle imprese che investonio, concentrando le risorse con meccanismi premiali, ma anche con una concentrazione delle risorse nelle aree maggiormente specializzate, in un contesto normativo stabile e duraturo”. In questo “circuito virtuoso”, auspicato da Dompé, le aziende, dal canto loro, dovranno “raggiungere l’eccellenza nei propi settori di specializzazione, aprirsi ai network internazionali, favorire la partnership con altre imprese, puntare a principi organizzaztivi basati sulla multidisciplinarietà, sulla flessibilità delle strutture e sulla rapidità nel cambiamento”.