L’obesità in Italia, così come nei paesi occidentali e ipernutriti (con la metà della popolazione in sovrappeso), è il secondo fattore di morte prevenibile dopo il fumo. Nonostante questo l’alimentazione degli italiani e il loro peso continua a peggiorare. Le statistiche parlano di 44 italiani su 100 che risultano essere in sovrappeso ed 1 su 10 risulta essere obeso. E le prospettive non sono buone, perché si stima che nel 2025 gli italiani obesi saranno 20 milioni.
E' opinione generale che l'obesità abbia ormai i caratteri di una vera e propria epidemia mondiale tanto da preoccupare non solo il mondo medico scientifico ma anche i responsabili della salute pubblica.
Ecco perché torna anche quest’anno l’appuntamento del 10 ottobre con ‘ObesityDay’ si configura come la Giornata di sensibilizzazione nazionale su sovrappeso e salute. Per un giorno gli esperti dei Centri Adi (Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica) si metteranno a disposizione, gratuitamente, in molti ospedali in tutta Italia per dare consigli a chi combatte la battaglia con il peso. L'organizzazione pratica prevede la presenza di un punto di informazione o contatto all'ingresso delle strutture sanitarie in grado di canalizzare i visitatori ai servizi. (Gli indirizzi dei Centri sul sito www.obesityday.org).
“Le patologie croniche non trasmissibili rappresentano una delle sfide più difficili per i sistemi sanitari sia nei paesi industrializzati che in quelli in via di sviluppo, gli esempi più evidenti sono l’obesità e il diabete”, ha affermato Giuseppe Fatati, presidente della Fondazione Adi e responsabile del progetto Obesity Day. “L’obesità – ha aggiunto, presentando il progetto oggi a Roma - è ormai una patologia epidemica e gli interventi di prevenzione, fino ad ora, si sono dimostrati inefficaci anche in Italia, perché basati sul paradigma della responsabilità personale”
Secondo un recente studio condotto da Ipsos nel mese di settembre, le soluzioni più appropriate contro la piaga dell'obesità identificate dagli italiani sono l’educazione alimentare ed interventi strutturali che favoriscano l’attività fisica nelle città.
La quasi totalità degli intervistati – il 97% - concorda sul fatto che, per contrastare efficacemente il problema dell’obesità, bisognerebbe investire sull’educazione alimentare, a cominciare dalle scuole. E secondo il 93% è attraverso interventi strutturali che favoriscano il movimento e l’attività fisica nelle città che si possono concretamente favorire stili di vita salutari e migliorare la salute di giovani e adulti.
L’indagine condotta ha inoltre evidenziato come spesso le iniziative promosse dalle istituzioni per affrontare il problema dell’obesità siano considerate delle ‘scorciatoie’ – con l’81% degli intervistati che si dichiara concorde - perché, invece di identificare percorsi educativi ed interventi strutturali di lungo termine, tendono ad una eccessiva colpevolizzazione del singolo individuo o delle aziende alimentari.
Tra le iniziative poco apprezzate dai cittadini invece, le politiche proibizionistiche, che secondo il 78% degli intervistati rischiano di essere controproducenti e fuorvianti, quando si tratta di prevenire e contrastare patologie complesse come l’obesità.
Se il tema dell'obesità è sempre così in primo piano, verrebbe da chiedersi che fine ha fatto la nostra dieta mediterranea che tutto il mondo ci invidia per la genuinità dei cibi al punto da essere presa come modello per la soluzione dell'obesità oltreoceano.
E proprio a tal proposito Il 13 ottobre del 2011 la FDM (Fundacion Dieta Mediterranea) ha annunciato una nuova versione della piramide alimentare per adattarla ai nuovi stili di vita e ai diversi contesti nutrizionali e socio-economici della regione mediterranea. Tra le varie novità l'introduzione del concetto della composizione del pasto principale, per rafforzare il ruolo centrale che i vegetali e derivati devono avere e, in relazione al problema dell’obesità e delle patologie metaboliche, è stata enfatizzata la frugalità e la moderazione.
In pratica alla base della piramide alimentare compare un nuovo concetto: quello di Mediterraneità. Mediterraneità, è un neologismo che descrive un atto complesso che risponde a tre quesiti principali: cosa mangiare, come mangiare e con chi mangiare. E’ indice della cultura e dell’insieme di valori che hanno caratterizzato l’area mediterranea e di un modo particolare di vivere l’atto alimentare che è caratterizzato da spazio (la cucina), tempo (il tempo dedicato al cibo), economia (corretto utilizzo delle risorse), relazioni (identità e appartenenza), cultura (coltivazioni adatte ai luoghi e alle esigenze del gruppo familiare), politica (la teoria dello stato). Giuseppe Fatati in un saggio dal titolo Mediterraneità afferma che queste caratteristiche sfumano e debordano tra loro, si accavallano e si ripropongono come le onde del mare, sempre uguali e sempre diverse