Il Codacons ha notificato i primi due ricorsi al Tar del Lazio in favore di 177 donne che hanno subito l’impianto delle protesi Pip, finite nell’occhio del ciclone per possibili effetti nocivi sulla salute. Lo ha reso noto l’associazione in una nota, nella quale viene spiegato come sia stata chiesta al Tar la condanna del Ministero della Salute e del Ministero dello sviluppo economico al risarcimento di 10.000 euro in favore di ciascuna delle donne con protesi Pip, ai sensi dell’art. 30 del Codice di procedura amministrativa, per omissione del dovere di controllo imposto dalle leggi comunitarie e nazionali di settore.
“Quelle protesi non dovevano ottenere il marchio CE - ha affermato il Presidente del Codacons,
Carlo Rienzi - e una volta ottenuto lo stesso, non potevano circolare liberamente senza essere sottoposte in dieci anni ad alcun controllo da parte delle PA competenti, specie perché quella fabbrica era già stata oggetto di sanzioni da parte della Fda”.
“Chi ha esposto ad un rischio gravissimo migliaia di donne, omettendo di svolgere un delicato compito ad essi assegnato dalla legge, ha contribuito a determinare inaccettabili sofferenze nelle pazienti che hanno subito l’impianto di protesi Pip - ha concluso Rienzi - sofferenze che ora devono essere risarcite”.
Le donne che volessero ancora agire per il risarcimento del danno, anche solo per la paura di possibili conseguenze negative per la propria salute, possono rivolgersi al Codacons fino al prossimo 30 settembre, seguendo le istruzioni presenti sul
sito.