“”Per favore, continuare con il sistema sanitario gratuito, difendetelo!”: ai decisori politici ricordiamo le parole pronunciate da Papa Francesco in difesa del nostro SSN, un monito importante quanto purtroppo inascoltato, che in queste ore ci appare più che mai necessario rilanciare come cittadini e pazienti”, dichiara
Roberto Messina, Presidente Nazionale di Senior Italia FederAnziani.
“La direzione – prosegue - in cui il Ministero della Salute sta andando sembra invece quella opposta. Non basta l’azzeramento delle visite specialistiche, degli screening, degli interventi chirurgici giudicati non urgenti, l’abbandono dei 24 milioni di pazienti cronici che non riescono ad accedere alle cure primarie e che devono confrontarsi con liste d’attesa ormai infinite, non basta la batosta della pandemia con tutto quello che ne consegue, ora arriva anche la notizia che il Ministero della Salute intende introdurre pesanti tagli nel
nuovo Nomenclatore tariffario dell’assistenza specialistica ambulatoriale e protesica, colpendo quasi tutte le prestazioni, con gravissimi rischi per l’operatività delle strutture sanitarie e ospedaliere e di conseguenza per la salute dei pazienti. A seguito dei tagli, infatti, nel privato accreditato saremo costretti a pagare delle addizionali, mentre nel sistema pubblico aumenteranno senz’altro i ticket. Allora si dica chiaramente che si è deciso di demolire la sanità pubblica e universale e di lasciare che i più fragili se ne vadano al Creatore, perché questo sarà l’effetto delle pesantissime decisioni che si stanno assumendo, alla faccia dei tanti proclami sull’importanza di rafforzare il servizio sanitario nazionale messo a dura prova dal Covid”.
“A noi sembra che a dispetto della tanta retorica degli ultimi mesi ci sia la precisa volontà di smantellare l’SSN e di costringere i cittadini a rivolgersi al privato, pagandosi le cure interamente di tasca propria, cosa che ovviamente sarà possibile solo a un ristretto numero di persone. Non sarà certo, infatti, il taglio del tariffario a portare gli ospedali ad aumentare gli interventi e a risolvere così il problema delle liste d’attesa: il risultato sarà, al contrario, quello di abbassare la qualità delle prestazioni, ridurre le possibilità di investire nell’innovazione e nell’aggiornamento tecnologico necessario in tante prestazioni specialistiche e diagnostiche, e infine restringere le possibilità di diagnosi accurate e tempestive per i cittadini. Uno scenario in cui ovviamente a fare le spese delle decisioni ministeriali saranno come sempre i cittadini più fragili, ovvero gli anziani e i malati cronici”, conclude.