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QS Edizioni - martedì 26 novembre 2024

Le differenze di genere raccontate dai numeri ISTAT

8 marzo - La percezione dello stato di salute
La percezione dello stato di salute rappresenta un indicatore globale delle condizioni di salute della popolazione, che dal 2009 viene rilevato attraverso un quesito standardizzato a livello internazionale.
Nel 2013 il 70,4% della popolazione residente in Italia si riteneva soddisfatta del proprio stato di salute, con qualche differenza tra i due sessi (74,2% degli uomini contro il  66,8% delle donne), che si fa evidente già a partire dai 45 anni. A 45-54 anni si considera in buona salute il 74,8% degli uomini contro il 66,7% delle donne. E il divario si accentua nelle fasce d’età più alte; a 65-74 anni  i ‘soddisfatti’ sono il 44,3% dei maschi e il 35,1% delle donne;  oltre i 75 anni, solo il 28,2% dei maschi e il 18,9% delle donne.
 
Le patologie croniche
Le patologie croniche, rappresentano un importante indicatore dello stato di salute di una popolazione.
Nel 2013, il 37,9% dei residenti in Italia dichiara di essere affetto da una o più patologie croniche (scelte tra una lista di 15 malattie o condizioni croniche), ma la percentuale dei ‘cronici’ tende, com’è ovvio, ad aumentare al crescere dell’età. Così, tra gli ultra-65enni, si arriva ad un tasso dell’86,4%.  Anche in questo campo, risulta svantaggiato il sesso femminile e le differenze di genere si fanno più marcate a partire dai 45 anni, sempre a scapito delle donne. Con due sole eccezioni: bronchite cronica e malattie di cuore, che dopo i 75 anni colpiscono di più gli uomini.
 
Le cause di morte
I dati ISTAT 2010 confermano l’inversione di tendenza già registrata nel 2009: la prima causa di morte per le donne è rappresentata dalle malattie dell’apparato cardiocircolatorio (quoziente di mortalità 401,4 per 100.000 abitanti), avendo superato di gran lunga in questo campo i maschi (quoziente di mortalità 329,3 per 100.000 abitanti). Questo sorpasso del sesso femminile per le morti cardiovascolari può essere, ma solo in parte, spiegato da una loro maggiore longevità.
Le parti si invertono invece  per quanto riguarda la mortalità per tumore. In questo campo primeggiano i maschi con un quoziente di mortalità pari a 336,8 per 100 mila abitanti, mentre le donne si attestano su 244,7 decessi per tumore ogni 100.000 abitanti.
Il terzo posto per gli uomini è occupato dalle malattie respiratorie (74 decessi per 100 mila abitanti), mentre per le donne al terzo posto nella graduatoria di mortalità si trovano disturbi psichici e le malattie del sistema nervoso e degli organi dei sensi (tasso di 73,4 per 100 mila abitanti).
Alla voce ‘cause di morte violenta’ nel 2010 l’ISTAT indicava una supremazia maschile con 47,4 morti per 100 mila abitanti tra gli uomini, contro i 32,5 per 100 mila delle donne.
 
Il fumo
Nel 2013 a fumare in Italia era il 20,9 della popolazione oltre i 14 anni, un punto percentuale in meno rispetto al 2012.
Importanti per quanto riguarda questa abitudine le differenze di genere: a fumare è il 26,4% dei maschi e il 15,7% delle donne. Il picco del vizio si raggiunge tra i 25 e i 34 anni nei maschi (36,2 %) e a 45-54 anni tra le femmine (22,1%). A non essersi mai avvicinato ad una sigaretta è il 41,8% degli uomini e il 66,8% delle donne.
8 marzo 2014
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