5 agosto -
“Fatti come quelli che i Nas stanno mettendo ancora una volta in luce in questi giorni a seguito dei controlli sulle strutture per anziani e disabili sono inaccettabili. E ancora una volta le vittime sono le persone più fragili, come anziani e disabili”.
Questo il commento di Tonino Aceti, coordinatore nazionale del Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva al bliz dei Nas.
“Per questo guardiamo con favore all’iniziativa del Ministro di istituire la task force dei Nas per il controllo delle strutture. Ma questo ancora non basta – ha aggiunto Aceti – è necessario agire anche sulle cause che sono alla base di queste situazioni, e individuare le responsabilità. Ogni struttura che abbia tra le sue funzioni quelle di accoglienza e di presa in carico della persona, infatti, deve non solo garantire la dignità ed avere un’etica di comportamento, ma soprattutto deve rispondere a standard di qualità necessari per ottenere l'autorizzazione. E se questi non sono rispettati ne deve rispondere anche chi non ha fatto le necessarie e periodiche verifiche”.
Un caso emblematico è quello di Roma: è stata individuata una struttura per anziani ancora attiva, nonostante il Municipio avesse già emesso ordinanza di chiusura nel maggio scorso.
“Fortunatamente questi casi non rappresentano la regola – ha concluso Aceti – ma è necessario dare alle persone strumenti per scegliere con cura la struttura per i propri familiari”. Spesso infatti è impossibile scegliere dove far accogliere i propri familiari e si acconsente al ricovero “per necessità”: quando l’assistenza domiciliare è esigua e il fabbisogno di assistenza è troppo oneroso per la famiglia e le liste d’attesa sono molto lunghe, si cede al primo posto disponibile. A questo si aggiunga che gli standard di “protezione e assistenza” variano fortemente di Regione in Regione.L’eterogeneità delle normative, la frammentazione delle responsabilità, il principio della delega nei controlli rimpallata tra Comuni, Asl e Regioni si è troppe volte tradotto in uno “scaricabarile”.
E qui trovano terreno fertile episodi di abbandono, di trascuratezza e di scarsa qualità dell’assistenza. Nel 2012 le segnalazioni che ricevute dal nostro servizio di consulenza e tutela del Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva, PiT Salute, mostrano l’inadeguatezza dell’assistenza medico-infermieristica (+5% nel 2012, con il 21,7% delle segnalazioni).
Inoltre, dai dati dell’Osservatorio civico sul federalismo in sanità del Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva emerge che ci sono Regioni, come la Lombardia, che specificano che l’assistenza infermieristica debba essere garantita h 24 e quelle in cui, come la Campania o le Marche, si stabilisce una copertura di un certo numero di ore senza accennare all’assistenza continua; altre ancora ritengono sufficiente 1 infermiere ogni 12 ospiti nelle strutture ad elevato carico assistenziale, come accade in Veneto, o ancora un infermiere professionale ogni 15 ospiti nel nucleo demenze, come stabilito in Umbria.