11 dicembre -
“Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciate nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione: così, all’articolo 2, proclama la Dichiarazione Universale dei Diritti umani, sottoscritta settant’anni fa dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. E se è vero che a ogni diritto corrisponde un dovere, e che noi medici abbiamo il dovere di garantire il diritto alla tutela della salute dei cittadini, il pensiero non può non andare, quasi in automatico, all’articolo 3 del nostro Codice di Deontologia Medica: “Doveri del medico sono la tutela della vita, della salute psico-fisica, il trattamento del dolore e il sollievo della sofferenza, nel rispetto della libertà e della dignità della persona, senza discriminazione alcuna, quali che siano le condizioni istituzionali o sociali nelle quali opera”. È così, con l’adesione sempre più convinta a questi nostri doveri, fondanti la Professione medica, che, come Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, vogliamo celebrare questa ricorrenza, che cade quasi in concomitanza con i settant’anni dalla fondazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e con i quarant’anni dall’istituzione del nostro Servizio Sanitario Nazionale”. Con queste parole il Presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri (Fnomceo),
Filippo Anelli, ricorda l’anniversario della proclamazione della Dichiarazione Universale dei Diritti umani, avvenuta il 10 dicembre del 1948 a Parigi.
“La Fnomceo è impegnata, a livello nazionale e internazionale, a garantire l’uguaglianza di tutti gli individui nell’accesso alle cure e al diritto alla salute – spiega Anelli -. Sul piano internazionale, sostiene progetti di salute globale e cooperazione. Le disuguaglianze, però, si annidano anche nel nostro Paese, minando i principi di universalità ed equità del nostro Servizio Sanitario Nazionale. Sono disuguaglianze di salute che hanno origine da quelle economiche, sociali, culturali, geografiche, e che sottraggono anni di vita in buona salute a coloro che si trovano in condizioni più svantaggiate”.
“La salute disuguale - conclude Anelli -, è un motivo in più per quel ‘cambio di passo’ che tutti, medici, istituzioni, cittadini dobbiamo mettere in atto, per chiedere e ottenere politiche di sviluppo che tengano conto dei fattori di bisogno e di deprivazione, per garantire a tutti uguali diritti e libertà”.