Pediatria. Al Sant’Anna un ambulatorio di fisioterapia respiratoria
Il servizio si avvale della collaborazione con l’Unità Operativa di Riabilitazione Specialistica e, grazie a una sinergia tra il reparto, i Lions Club Monticello e Como Host e la Lega Fibrosi Cistica, ora può contare anche sul supporto del Centro Regionale Fibrosi Cistica della Clinica de Marchi - Policlinico di Milano. Presentati anche i dati della sedazione con il protossido
29 GIU - La Pediatria del Sant’Anna potenzia l’offerta per i pazienti più fragili con il nuovo Ambulatorio di Fisioterapia Respiratoria e Pneumologia Pediatrica. Il servizio, attivato a maggio, si avvale della collaborazione con l’Unità Operativa di Riabilitazione Specialistica e, grazie a una sinergia tra il reparto diretto da
Angelo Selicorni, i Lions Club Monticello e Como Host e la Lega Fibrosi Cistica, ora può contare anche sul supporto del Centro Regionale Fibrosi Cistica della Clinica de Marchi - Policlinico di Milano.
Grazie a una raccolta fondi del novembre scorso, a cui ha partecipato anche l’ex calciatore comasco
Luca Zambrotta, con la quale sono stati raccolti 5mila euro, le attività dell’ambulatorio del presidio di San Fermo si arricchiscono della consulenza di esperti fisioterapisti respiratori della struttura milanese.
Il nuovo ambulatorio, che si occupa di diagnosi e cura di problematiche respiratorie, ha già in cura una decina di bambini con patologia respiratoria cronica o affetti da quadri complessi di malattie rare, spesso geneticamente determinate, che mostrano una comorbidità respiratoria. Il fine è quello di offrire loro una migliore qualità della vita e evitare la riacutizzazione delle patologie respiratorie e i ricoveri.
Per i piccoli pazienti comaschi non sarà più necessario recarsi a Milano per svolgere alcune visite o la riabilitazione, ma potranno farlo nell’ospedale più attrezzato vicino a casa.
“Questa attività – spiega il primario Selicorni - va a completare l’offerta della nostra Pediatria nei confronti dei cosiddetti ‘bambini fragili’ a cui sono dedicati specifici percorsi nel Day Hospital pediatrico e per cui è attivo da due anni anche un Ambulatorio di Gastroenterologia e Nutrizione per i bambini disabili e affetti da malattie rare. Grazie all’expertise dei riabilitatori della De Marchi anche noi potremo ulteriormente formarci in questo settore”.
Il ringraziamento al gruppo di lavoro è stato tributato oltre che dal primario Selicorni anche dal direttore sanitario Fabio Banfi, che ha sottolineato l’importanza della sinergia che si è creata con il territorio e ha evidenziato l’impegno dell’Azienda per potenziare l’offerta sanitaria anche per la presa in carico dei bambini più fragili.
Oggi sono intervenuti anche i pediatri del Sant’Anna
Filippo Favuzza, presidente del Club Monticello, e Pietro Cantone, membro Lions, che si sono prodigati per rendere concreto e operativo il progetto di potenziamento dell’ambulatorio.
Enrico Tallarita, direttore del Dipartimento di Riabilitazione, ha poi posto l’accento sull’attenzione alla disabilità e sugli sviluppi positivi del fare rete tra professionisti e realtà del territorio e
Alfredo Caminiti, direttore del Dipartimento Infantile, ha sottolineato i vantaggi per bambini e famiglie. Infine, la coordinatrice della Fisioterapia
Pierangela Torresani ha ricordato l’importanza della presa in carico del paziente cronico e la fisioterapista
Claudia Bonetti, che si occupa dell’ambulatorio con Favuzza, ha ricordato come per molti bambini l’attività riabilitativa respiratoria sia un’esigenza quotidiana.
La sedazione con il protossido di azoto
L’incontro di oggi è stata l’occasione per stilare il bilancio sull’utilizzo del protossido di azoto in Pediatria. A seguito di una donazione dei Lions della primavera del 2017 il reparto del Sant’Anna ha avuto la possibilità di dotarsi di un’apparecchiatura per la sedazione dei bambini con questo gas. A oggi sono stati trattati 105 pazienti di età compresa tra 2 e 17 anni.
Il protossido di azoto, già utilizzato da anni in sala operatoria, è un gas anestetico, naturalmente presente nell’atmosfera, che ha proprietà sedative, ansiolitiche, moderatamente analgesiche e amnesiche. E’ incolore, non infiammabile, con un sapore lievemente dolciastro
“In medicina - spiega il primario - viene somministrato per via inalatoria, tramite mascherina o cannule nasali, sotto forma di miscele di ossigeno (al 70%, al 50% o al 30%). L’inalazione di questa miscela induce uno stato di sedazione cosciente, durante il quale vengono conservati la capacità di respirare autonomamente, i riflessi protettivi delle vie aeree e la capacità di rispondere a stimoli verbali”.
L’effetto si manifesta dopo tre minuti dall’inizio dell’inalazione e altrettanto rapidamente scompare dopo la sua sospensione. La sua eliminazione avviene per via respiratoria, per cui può essere utilizzato anche nei pazienti con insufficienza epatica o renale. Gli effetti collaterali sono rari e rapidamente reversibili con la sospensione della somministrazione.
“Dopo la donazione – prosegue il primario - abbiamo approntato una procedura aziendale in collaborazione con la Uoc di Anestesia e Rianimazione, diretta da
Paolo Barone per permetterne l’uso da parte di personale medico e infermieristico pediatrico. E’ stato quindi attivato il necessario percorso formativo che ha riguardato tutti i medici e gli infermieri della Pediatria. Espletate questi indispensabili passaggi, da luglio 2017 si è iniziato a utilizzare l’apparecchiatura”.
I dati
L’impiego più frequente è stato in caso di procedure ortopediche (riduzione di fratture e lussazioni) per un totale di 62 procedure (59%), a volte associato alla somministrazione di antidolorifici per bocca. “Tale combinazione – spiega lo specialista - ha permesso l’esecuzione di riduzione di fratture senza dolore che altrimenti avrebbero necessitato un percorso più complesso che avrebbe necessitato di intervento anestesiologico. Una grande semplificazione del percorso con risparmio di tempo per il bambino e di risorse umane ed economiche per la struttura”.
La seconda voce di utilizzo è rappresentata dalle suture spesso complesse (17 pazienti pari al 16%) o per la tipologia della ferita o per la complessità del paziente (piccolo, non collaborante, disabile), evitando anche in questo caso percorsi più complessi e pesanti (anestesia generale). Nel 25% di queste procedure è stato anche applicato un gel anestetico locale.
Il protossido è stato usato anche per il posizionamento di cateteri venosi periferici (in particolare in bambini fragili per patologie associate), avulsioni dentarie, medicazioni di ferite e ustioni, riduzione di parafimosi e rimozione di corpi estranei auricolari.
La collaborazione dei bambini è stata buona in più del 70% dei casi, discreta nel 16% e scarsa solo in una minoranza. I parametri vitali monitorati per tutta la durata della procedura si sono sempre mantenuti nella norma, senza variazioni rispetto a quelli rilevati prima dell’utilizzo del gas. Solo due pazienti hanno manifestato lievi effetti collaterali a rapidissima risoluzione immediata.
I genitori vengono informati sull’utilizzo del protossido dal personale medico e infermieristico anche con un foglio esplicativo e il livello di soddisfazione rilevato sia nei bambini che nei genitori al termine delle procedure è stato elevato: “E’ stato riconosciuto il nostro impegno per evitare dolore ai loro figli – conclude il primario -. L’impegno di tutta l’equipe medico infermieristica della pediatria è stato notevole con particolare menzione per gli infermieri del Pronto Soccorso che hanno gestito la procedura. In particolare Ornella Molteni, infermiera professionale del Pronto Soccorso Pediatrico, sta monitorando con costanza i risultati dell’applicazione di questa procedura”.
29 giugno 2018
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