Lombardia. Corti (Fimmg) lancia l'allarme: “Troppi MMG andranno in pensione, centinaia di migliaia di cittadini potrebbero rimanere senza medico di famiglia”
La Fimmg Lombardia lancia l'allarme su quella che in gergo viene definita la "gobba pensionistica", ovvero l'aumento esponenziale dei pensionamenti, per i medici di famiglia. Supponendo che i medici di famiglia vadano tutti in pensione a 70 anni, nel 2021 si arriverà a quasi 400 professionisti pensionati, mentre i posti per i neo diplomati sono solo 90
11 GEN - Anche in Lombardia per i medici di famiglia è in arrivo quella che in gergo viene chiamata la "gobba pensionistica", ovvero l’aumento esponenziale dei pensionamenti.
"Se non si prenderanno subito provvedimenti nel giro di due o tre anni centinaia di migliaia di cittadini lombardi potrebbero rimanere senza medico di famiglia - dichiara il segretario regionale di Fimmg Lombardia,
Fiorenzo Corti -. Supponendo che i medici di famiglia vadano tutti in pensione a 70 anni, nel 2021 si arriverà a quasi 400 professionisti pensionati. Ma in realtà la situazione è ancora più drammatica perché la maggior parte della categoria sembra preferisca andare in pensione a 68 anni. La graduatoria regionale si sta ormai esaurendo e le posizioni vacanti possono essere affidate ai medici neo diplomati dal Corso di Formazione Specifica in Medicina Generale (CFSMG)".
"E’ qui la grande criticità - continua
Corti - i posti in Regione Lombardia per il CFSMG sono solo 90 all’anno e i seminari sono svolti in sei poli formativi (Milano, Brescia, Bergamo, Monza, Pavia e Busto Arsizio). I numeri parlano chiaro: già dall’anno prossimo, nell’ipotesi di pensionamento a 70 anni, e fino al 2019 mancheranno all’appello almeno 200 medici, che significa 300.000 cittadini senza medico di famiglia. Per questo abbiamo lanciato un appello all’assessore
Gallera: già da quest’anno i posti per il Corso vanno almeno raddoppiati e urgono misure per eliminare gli orpelli burocratici che ritardano di un anno l’ingresso nella professione dei giovani medici in possesso del titolo".
"E anche questo forse non basterà - conclude
Corti - molto probabilmente si dovrà scegliere di aumentare il numero di pazienti per ogni medico, con il conseguente incremento del carico di lavoro quotidiano ormai al limite della sopportabilità. Ma se all’aumento del numero dei pazienti non corrisponderà un investimento regionale per un forte programma di assunzione di collaboratori di studio e di infermieri da parte dei medici di famiglia, tutte le proposte di riforma e innovazione (gestione della cronicità, telemedicina, assistenza domiciliare per pazienti fragili, iniziative di prevenzione, campagne vaccinali,ecc.) saranno destinate a un sicuro fallimento".
Lorenzo Proia
11 gennaio 2017
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