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Leucemia mieloide acuta. Ricerca italiana svela una sequenza di DNA ‘alieno’ alla base della malattia

La scoperta è dei ricercatori del Niguarda e dell’Università di Milano. La sequenza di DNA ‘non umano’ sarebbe alla base della replicazione incontrollata delle cellule leucemiche, mediata dall’iper-espressione di WNT10B, una proteina ‘di segnale’ implicata nell’oncogenesi. Un meccanismo che potrebbe non essere esclusivo delle leucemie (è già stato rintracciato anche in alcuni tumori della mammella) e che potrebbe portare ad una nuova generazione di terapie a bersaglio molecolare

18 NOV - E’ un effetto ‘disco rotto’ , l’alterazione genetica alla base di alcune forme di leucemia mieloide acuta e a causarlo potrebbe essere un misterioso frammento di DNA  ‘non umano’.
Come in un vinile ‘rigato’ infatti, una sequenza genetica misteriosa, forse venuta da un altro organismo vivente (un virus o un batterio), continua a impartire all’infinito un messaggio di crescita. E l’interlocutore purtroppo sono le cellule staminali dalle quali origina questo tumore del sangue che colpisce ogni anno circa duemila nuovi pazienti in Italia.
 
La scoperta, pubblicata su Scientific Reports, è tutta italiana, sostenuta da finanziamenti indipendenti (Associazione Malattie del Sangue Onlus di Milano e Como Hematology and Oncology) e firmata da Roberto Cairoli, direttore dell’ematologia del Niguarda di Milano e da Alessandro Beghini, professore di genetica medica presso l’Università di Milano.
 
I ricercatori del Niguarda hanno scoperto che in almeno un paziente su due di quelli affetti da leucemia mieloide acuta, è come se il pedale dell’acceleratore della moltiplicazione cellulare restasse schiacciato ‘a manetta’ , grazie all’iper-espressione di WNT10B, una proteina ‘di segnale’, già da tempo nel mirino dei ricercatori perché implicata nell’oncogenesi  (come nel tumore della mammella) e in vari processi di sviluppo nel corso dell’embriogenesi. E a schiacciare il pedale dell’acceleratore sarebbe un frammento di DNA ‘non umano’  rinvenuto dai ricercatori milanesi nelle cellule leucemiche.
 
La scoperta è partita da uno studio effettuato 4 anni fa nel quale i ricercatori milanesi avevano scoperto che l’iper-espressione della proteina WNT10B è implicata nei processi di proliferazione incontrollata tipica dei tumori.
 
“Siamo andati a ritroso - spieganoBeghini e Cairoli - e ci siamo chiesti chi impartisse questo ordine in grado di attivare un loop auto-proliferativo senza interruzione. Inoltre,grazie ad una serie di tecniche di biologia molecolare molto avanzate, usate solo in pochi centri a livello mondiale, siamo riusciti a identificare una variante dell’oncogene WNT10B, e lo abbiamo studiato”.
La ricerca ha portato così a individuare la presenza del DNA ‘alieno’ nell’area ‘interruttore’ del gene WNT10B,  quella cioè che ne regola l’espressione o lo spegnimento. Si tratta di una sequenza di nucleotidi non di origine umana, sulla cui origine si possono fare per ora solo delle illazioni. Potrebbe essere ad esempio un ‘bug’ genetico introdotto da un batterio o da un virus. E che i virus possano causare i tumori non è certo una novità; basti pensare all’epatocarcinoma causato da HBV o da HCV, al cancro della cervice da HPV, al linfoma di Burkitt da EBV, solo per citare alcuni esempi.
 
Il DNA non umano è stato riscontrato in oltre la metà delle leucemie mieloidi acute, trattate al Niguarda negli ultimi 5 anni, una casistica di 125 pazienti. “E' una scoperta importantissima - proseguono gli autori - che negli anni a venire ovviamente richiederà una serie di approfondimenti per risalire alla specie a cui il DNA appartiene e per chiarire i meccanismi che hanno portato all'incorporazione. Per la fase di matching sarà fondamentale la collaborazione con enti di ricerca internazionali che mettano a disposizione banche di DNA non umano molto vaste”.
 
Questa scoperta potrebbe rappresentare un vaso di Pandora appena scoperchiato e in grado di portare ad una nuova era di terapie a target. Il meccanismo che porta all’iper-espressione della WNT10B infatti non sarebbe esclusivo della sola leucemia mieloide cronica, essendo stato individuato anche in alcuni tumori della mammella.
 
Maria Rita Montebelli

18 novembre 2016
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