Autismo. In Lombardia al via nuovo modello di presa in carico per 500 bambini
Presso La Nostra Famiglia e l’Istituto Scientifico Medea è partito un piano per far fronte all’incremento dei casi. Al centro diagnosi a partire dal 18° mese, interventi frequenti e tempestivi nelle prime fasi e coinvolgimento della famiglia e della scuola. L’associazione chiede la collaborazione delle Agenzie per la Tutela della Salute e delle Aziende Socio Sanitarie Territoriali.
08 MAR - Al via, presso l’Istituto Scientifico Medea e i centri di riabilitazione La Nostra Famiglia, il progetto NOAH (New Organization for Autism Healthcare), un nuovo percorso rivolto a bambini autistici, il cui presupposto è la continuità di cura dall’ospedale al territorio. Il nuovo modello organizzativo intende far fronte ad un bisogno clinico e riabilitativo emergente:
se nel 2000 l’autismo colpiva un bambino su 700, oggi ne tocca uno ogni 150 e in alcune stime anche di più. In considerazione della loro gravità, pervasività e cronicità, i disturbi dello spettro autistico determinano, nei bambini che non hanno ricevuto adeguato trattamento, una sequela di conseguenze che, nei casi più gravi, comporta isolamento e mancata inclusione sociale.
Allo stato attuale la cura dell’autismo rientra nell’area indistinta della riabilitazione, “tarata” sulle disabilità conseguenti ad un evento traumatico, che prevede 5 ore di trattamento a settimana per bambino: nell’autismo, invece, goal dell’intervento terapeutico e riabilitativo sono una diagnosi precoce, già a partire dal 18° mese, e interventi frequenti e tempestivi durante le prime fasi dello sviluppo, unica finestra temporale dove è possibile incidere positivamente sull’evoluzione della patologia; entro i 6 anni di età è possibile una uscita dalla diagnosi tra il 3 e il 20%, secondo alcuni lavori usciti in letteratura.
Il nuovo percorso
adottato al Medea e alla Nostra Famiglia, anche in tempi di spending revew e “senza maggiori oneri per la finanza pubblica”(come recita la legge 134 sull’autismo di quest’anno), prevede
interventi con un intensità decrescente a scansione semestrale dal momento della diagnosi fino all’ingresso nella scuola primaria: si parte con 8 ore settimanali di interventi ambulatoriali basati sulle tecniche di derivazione ABA di ultima generazione - quelle con maggiore efficacia e rispetto della dinamiche evolutive, come confermato da una recentissima review internazionale (ottobre 2015) - applicate tempestivamente dopo la diagnosi da un’équipe di psicologi, educatori, logopedisti e neuropsicomotricisti. Il modello prevede la presenza “in box” di genitori e di operatori della scuola dell’infanzia, in relazione alle fasi cruciali di sviluppo, per trasferire alle figure maggiormente a contatto con il bambino le competenze necessarie che ne facilitino la positiva evoluzione.
La presa in carico prosegue poi con un
processo di integrazione socio-sanitaria durante la scuola primaria, cui si accompagna un simmetrico percorso di coinvolgimento del contesto socio-famigliare del bambino, che ha un effetto moltiplicatore del trattamento e della sua efficacia: fondato nelle prime fasi principalmente sull’empowerment specifico dei genitori e degli educatori durante la scuola dell’infanzia, in seguito si rafforza progressivamente anche con interventi sui contesti, in collaborazione con altre agenzie del territorio e in supporto all’integrazione scolastica e sociale (approccio TEACCH).
Il tutto in linea con le evidenze scientifiche e con le linee guida per l’autismo, all’interno del Servizio Sanitario Nazionale. A copertura parziale dei costi del nuovo modello di intervento, La Nostra Famiglia destinerà una parte dei fondi del 5x1000. A regime,
nei 7 centri di riabilitazione della Nostra Famiglia presenti in Lombardia coinvolti nel progetto (Lecco, Bosisio Parini, Carate Brianza, Ponte Lambro, Como, Sesto San Giovanni e Castiglione Olona) saranno seguiti 224 bambini tra i 2 e i 6 anni con un percorso a intensità decrescente e 280 bambini della scuola primaria con una presa in carico di tipo socio-sanitario, per un totale di circa 500 bambini nei territori delle ATS della Brianza e dell’Insubria.
Si tratta di una novità organizzativa che risponde a una duplice esigenza: interpretare al meglio l’evoluzione del sistema sanitario lombardo entrato da poco in vigore, che tende ad equilibrare “l’asse di cura tra ospedale e territorio, in una logica di valorizzazione di entrambi i sistemi e di continuità assistenziale”; sperimentare la possibilità di un intervento che applichi le linee-guida fin dalle prime fasi dello sviluppo del bambino.
“Il nostro primo obiettivo è la continuità di cura: per questo svilupperemo collaborazioni con le Agenzie per la Tutela della Salute e con le Aziende Socio Sanitarie Territoriali. Un problema così grande e urgente non può essere risolto in solitudine da nessuno”, commenta
Francesca Pedretti, Direttrice Regionale dei centri lombardi de La Nostra Famiglia.
08 marzo 2016
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