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Lombardia. Lorenzin contro Maroni: “La riforma della sanità lombarda non mi convince”. Troppo ospedalocentrica e troppo “federalista”

Il Ministro della Salute scende in campo a fianco del suo partito in Lombardia. Al centro la polemica tra Ncd e Giunta Maroni sulla riforma della sanità approvata in Giunta senza il voto Ncd. "Sembra che l’ospedale riacquisti centralità nella presa in carico, mentre stiamo lavorando nella direzione opposta”. E poi dubbi su "Aifa regionale" e scelte per il personale

20 GEN - Dopo il voto contrario ricevuto in Giunta dai due assessori del Ncd (Parolini e Melazzini), il pacchetto di riforma della sanità lombarda registra grosse perplessità anche da parte del Ministro della Salute. Le osservazioni critiche sono state formulate da Lorenzin nel corso di un convegno organizzato ieri nell’Auditorium Testori del Pirellone bis dal suo stesso partito. “Ho letto il testo tre volte – ha sottolineato – e ci sono vari aspetti che mi lasciano molto perplessa, soprattutto perché procedono contro le norme nazionali”.

Tra i passaggi bocciati dal Ministro, spicca innanzitutto l’istituzione di un consorzio regionale per farmaci e protesi, che sembra configurarsi come una sorta di ‘Aifa lombarda’. “E’ un’idea che va contro il percorso tracciato con il Patto per la Salute, che prevede di riorganizzare una politica del farmaco a livello nazionale”. Non convince neanche il progetto di delineare un contratto per le professioni sanitarie che sia valido esclusivamente per la Lombardia. “Non voglio smontare il federalismo, ma serve pragmatismo”.

Una stoccata poi per il nuovo ruolo che verrebbe conferito agli ospedali. “Sembra che l’ospedale debba riacquistare una centralità nella presa in carico del paziente. Ma, da tempo, stiamo lavorando nella direzione opposta”. Mancherebbe anche una precisa valutazione sull’impatto economico della riforma: “Bisogna capire quanto pesano le misure in campo, tuttavia mancano gli elementi per effettuare una valutazione”. Nel mirino di Lorenzin anche le procedure che hanno portato all’approvazione della bozza ideata da Fabio Rizzi (vedi nostra intervista), “Io al Ministero ho utilizzato il metodo ‘sacco a pelo’ – ricorda con un pizzico di ironia – Ci sono state riunioni durante anche dodici ore consecutive, perché l’importante è definire percorsi condivisi. Altrimenti il rischio è che l’iter si blocchi all’improvviso”.

Nella platea del convegno anche buona parte dei direttori generali e l’assessore alla Salute, Mario Mantovani. Il messaggio non è di poco conto e ora spetterà a Maroni decidee se e come intervenire per sciogliere le perplessità espresse dal Ministro.

20 gennaio 2015
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