Referendum sanità Lombardia. Ricorso al Tar dopo l’inammissibilità del Consiglio
In programma anche dieci giornate di mobilitazione nei territori, promossi dal Comitato promotore Referendum sanità lombarda: “Non ci fermiamo! Contro l'arrogante cancellazione del diritto al voto, ricorso al Tar e 10 giornate di mobilitazione nei territori dal 12 al 21 ottobre con manifestazione conclusiva a Milano e azione di mail bombing indirizzata ad Attilio Fontana”.
14 SET - Si farà ricorso al TAR, nei tempi più brevi consentiti, contro “l'arrogante e antidemocratica decisione della maggioranza in Consiglio regionale, che ha
cancellato il Referendum sulla sanità e il diritto dei cittadini lombardi a decidere su come deve essere gestita la propria salute, vista la situazione disastrosa del servizio sanitario pubblico, sempre più soverchiato dal privato”. È questa la prima delle tre forti azioni decise ieri sera nell'incontro al Pirellone dai rappresentanti del Comitato Promotore, alla presenza di esponenti di tutte le forze politiche di opposizione. In contemporanea è stata annunciata una azione di mail bombing indirizzata al presidente della Regione Attilio Fontana e l'organizzazione di 10 giornate, 12-21 ottobre, di mobilitazione con manifestazioni nei territori e manifestazione conclusiva a Milano.
“Siamo di fronte a una situazione paradossale: ciò che è accaduto in Consiglio regionale è gravissimo, una operazione autoritaria ancor più intollerabile, in quanto si è cercato addirittura di rovesciare sui proponenti la responsabilità di voler affossare la sanità lombarda!”, hanno dichiarato i rappresentanti del Comitato
Marco Caldiroli Medicina Democratica,
Federica Trapletti CGIL,
Vittorio Agnoletto Osservatorio Salute,
Massimo Cortesi ARCI,
Andrea Villa Acli.
“Come è noto – proseguono i rappresentanti del Comitato -, la maggioranza di centro-destra ha scavalcato la legge regionale referendaria impedendo al Comitato di conoscere documenti e motivazioni e quindi di poter interagire e adeguare/modificare la proposta”. “Accusa inaccettabile e che respingiamo al mittente - hanno aggiunto - visto che gli unici responsabili dello smantellamento del servizio sanitario pubblico in regione, a favore del privato, sono gli esponenti delle maggioranze di centro destra, in regione da trent'anni e passa! Le loro accuse sono un insulto insopportabile per la stragrande maggioranza dei lombardi, che quotidianamente fanno i conti con liste d'attesa ormai pluriennali e con un esercizio commerciale della salute che taglia fuori dalle possibilità di cura decine di migliaia di cittadini, soprattutto delle fasce più deboli”.
“I fatti – concludono i promotori del referendum - sono sotto gli occhi di tutti, perché vissuti sulla propria pelle, oggetto di e innumerevoli segnalazioni, che hanno contribuito a scoperchiare un verminoso vaso di Pandora e di scambi commerciali, in cui se hai i soldi salti la fila o miracolosamente compare una data prossima per esami, visite e interventi”.
14 settembre 2023
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