Malcontento tra diversi operatori sanitari della Lombardia a seguito dell’applicazione dell’accordo regionale approvato con DGR 7846 del 31 gennaio 2023 sull’erogazione di indennità di Pronto Soccorso di 100 euro per medici e operatori sanitari. A sollevare la questione i tecnici di radiologia di alcuni istituti milanesi che si sono visti riconoscere in busta paga nel mese di marzo un importo decisamente inferiore rispetto a quanto previsto nell’accordo.
Accordo disatteso per indennità di Pronto Soccorso?
A lamentare un’applicazione discriminatoria del decreto regionale è Davide Monterisi, tecnico di radiologia e sindacalista presso l’Ospedale Sacco di Milano che, a Sanità Informazione, esprime tutto il suo disappunto. «Il requisito base per avere i 100 euro è di aver coperto almeno sette turni in un mese presso il Pronto Soccorso – spiega-. Una soluzione accolta di buon grado da tutto il personale che lavora al PS così come era accaduto per l’indennità Covid. Senonché l’indennità questa volta è stata riconosciuta solo al personale assegnato stabilmente in Pronto Soccorso. Chi invece, come accade per molti tecnici di radiologia, lavora in Ps ma anche negli ambulatori, ha ricevuto un indennizzo di cinque euro lorde per ogni turno fatto in Pronto Soccorso, anche se i turni fatti sono più di sette, che è l’indice minimo di applicabilità stabilito».
Per i tecnici di radiologia si tratta di discriminazione
La Regione per ora tace su indennità da Pronto Soccorso
Nessuna dichiarazione in merito da Regione Lombardia. L’assessore al Welfare, Guido Bertolaso, ha fatto sapere ai sindacati di rivedere la questione nelle prossime settimane. «Dai 40 euro iniziali siamo riusciti ad arrivare a cento perché le risorse disponibili erano sufficienti – fa notare Mauro D’Ambrosio, responsabile provinciale Nursing up Milano -. Una volta raggiunto l’accordo, che rispetto ad altre regioni è vantaggioso, si è creata confusione quando Regione si è interfacciata con le aziende ospedaliere ed ha dato una propria interpretazione di alcuni passaggi di quell’accordo. Sia noi, come rappresentanti sindacali di categoria, che Cisl e Uil, abbiamo scritto una nota a Regione per spiegare le incongruenze presenti».
I sindacati chiedono di rivedere l’accordo
In particolare, i sindacati notano esserci poca chiarezza in merito al personale non assegnato in modo stabile in Pronto Soccorso, ma condiviso tra più reparti. «Questa è la situazione della maggior parte delle ASST lombarde, dove il personale di alcuni settori, come il tecnico di radiologia, ricopre turni in Ps a rotazione. In altri casi ci sono Pronti Soccorsi non accreditati, come accade per pediatria, ostetricia e ginecologia – riprende il responsabile Nursing up milanese -. Per queste situazioni ibride sono sorti dei contrasti in molte aziende ospedaliere che, sulla base delle indicazioni date da Regione Lombardia, non hanno riconosciuto nulla al personale. Poche aziende, come accaduto a Crema e Bergamo, hanno fatto una interpretazione più estensiva dell’accordo. Hanno riconosciuto cinque euro lordi per ogni turno di presenza che, decurtati del 35% di tasse, sono un’inezia».
Incontro a fine aprile
I sindacati di categoria hanno inviato una nota ufficiale a Regione Lombardia affinché possa rivedere le indicazioni per quelle categorie di operatori sanitari che risultano essere in una situazione ibrida. «Le risorse ci sono – sottolinea D’Ambrosio – quindi chiediamo a Regione di rivedere l’accordo e di dare risorse anche a coloro che, pur non essendo completamente dedicati al Ps, fanno più di sette turni al mese ed hanno diritto ad avere un ristoro più elevato dell’elemosina dei cinque euro lordi». L’incontro in Regione Lombardia si farà a fine aprile. «Punteremo a rivedere l’accordo per darne una migliore interpretazione, tenendo conto delle differenti organizzazioni aziendali», conclude il responsabile Nursing up Milano.
Federica Bosco