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E se istituissimo l’“infermiere scolastico”?

29 GIU - Gentile Direttore,
l’esperienza del Covid 19 può certamente costituire lo spunto (lo deve) per migliorare le organizzazioni del nostro vivere quotidiano, anche nell’ottica di una più attenta consapevolezza dei rischi, e di quello che dovrebbe rappresentare un apprendimento costruttivo. In questi giorni il dibattito sulla riapertura delle scuole a settembre, e soprattutto con quali modalità, è naturalmente piuttosto acceso: personalmente, credo che potrebbero esistere i margini e l’occasione per fare finalmente qualcosa di nuovo, dopo decenni di difficoltà sul fronte della prevenzione e della educazione sanitaria “in generale”.

Anche dal confronto con altri colleghi coinvolti in varie forme di impegno professionale, dagli Ordini alle associazioni, è evidente che nuovi spazi di intervento degli infermieri possono essere, nel 2020, un gran vantaggio per i cittadini, tutti, in molti aspetti della nostra vita sociale e di comunità.

Parlando di istituti scolastici, la presenza di un infermiere dedicato a quelle sedi formative potrebbe essere veramente un valore aggiunto e rappresentare una forza nella applicazione di misure di prevenzione e contenimento, non solo del Covid ma, più in generale, delle patologie delle comunità.

Il ruolo dell'infermiere è anche rivolto alla educazione sanitaria (cosa chiaramente indicata dal “profilo professionale”, il noto decreto del 14 settembre 1994 ) cosa che certamente rappresenta un valore aggiunto, perché può spiegare con puntualità agli studenti  – è questo il più banale degli esempi- i motivi per i quali conviene lavare le mani con frequenza, e con quali modalità, nella vita della scuola; ma altrettanto preziosa risulterebbe questa presenza a fronte di varie ed eventuali disposizioni che, senza dubbio, non mancheranno nelle prime settimane della ripresa dell’attività scolastica, dal rilievo della temperatura alle varie modalità di distanziamento, a questioni di sicuramente maggior spessore e complessità.

Oltre alla competenza che, sugli aspetti della prevenzione di base, già appartiene agli infermieri in quanto tali, oggi è possibile individuare negli infermieri di famiglia e comunità dei professionisti con una ulteriore formazione dedicata; mentre per quanto riguarda l’organizzazione che può condurre, nella pratica, all’introduzione di questa figura nelle strutture scolastiche è chiaro che questa non si potrebbe sostenere con ritagli di tempo sottratto ad altre attività.

Si dovrebbe, e qui ritorniamo al concetto di partenza, avviare quel momento storico per definire forme compiute di crescita degli investimenti, destinando risorse e fondi per poter assumere ed inserire infermieri in ruoli come questo, anche disposti su più plessi scolastici ma con un ruolo interamente dedicato.

Tutte le patologie intercettate, controllate e perfino impedite dalle tante attività di prevenzione che, a vario titolo e impegno, possono essere sviluppate, sono anche un risparmio in termini di costi, per il sistema sanitario nazionale, come ampiamente dimostrato da accreditate indagini e raccomandazioni.

Credo che i Ministeri competenti (oltre al benessere degli studenti, in primis) potrebbero solo guadagnarci, in ogni senso, dalla introduzione di utili novità come quella di un ‘’infermiere scolastico’’ che certamente incontrerebbe anche il gradimento di tutta la comunità della formazione; attività come quelle impostate da questa figura aiuterebbero anche la formazione del futuro cittadino in materia di Salute pubblica, contribuendo alla sua crescita e sensibilità sul tema; senza dimenticare il vantaggio per tutti gli scolari e studenti che, affetti da patologie croniche, si trovano non di rado in difficoltà per quanto riguarda la programmata assunzione di terapie e che potrebbero contare su professionisti sanitari in grado di gestire sia questo passaggio, sia altre situazioni impreviste.

Francesco Falli
Vice Presidente OPI La Spezia


29 giugno 2020
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