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Tamponi dai medici di famiglia? Anche no

di Antonio Galli

28 SET - Gentile Direttore,
non ha senso,a mio parere, sprecare tempo e risorse (la vestizione con i Dispositivi di Protezione Individuali, lo smaltimento dei rifiuti, la consegna del test eseguito a un laboratorio idoneo) per far eseguire al singolo medico di Medicina Generale  pochi tamponi naso faringei Sars-Covid nel proprio studio o dove serva.
 
Per queste necessità della Medicina Generale hanno ben lavorato finora le unità speciali Usca, che  hanno risolto molti problemi, almeno nel mio territorio, ai medici di famiglia e ai lori assistiti. Un'attività assolutamente da mantenere e valorizzare per tutto il periodo pandemico Covid.
 
Alcuni pensano che queste funzioni, come quella di effettuare tamponi, possano servire a rilanciare il ruolo del medico di famiglia  e ad acquisire una visibilità e un merito, proprio come sarebbe dovuto servire l'effettuazione  dei test sierologici al personale scolastico nei propri ambulatori da parte   del Medico di Medicina Generale. Cosa questa non condivisa, oltre che da me, da tantissimi altri colleghi, che hanno ben volentieri lasciato l'onore e l'onere a strutture preposte delle locali Aziende Sanitarie.
 
Chi lavora realmente sul territorio si conquista la fiducia dei propri assistiti, che è il vero “tesoro” della medicina generale, lavorando duramente giorno dopo giorno, non solo stando al telefono ma anche visitando  per davvero, creando così  un rapporto interpersonale che lega  il medico al proprio paziente, e che cresce con il tempo, diventando per così dire indissolubile.
 
Certamente occorre utilizzare al meglio le forme organizzative previste dalla Convenzione Nazionale, le Medicine di Gruppo, le Case della Salute, ma per eliminare il più possibile le pastoie burocratiche e amministrative e agevolare un proficuo contatto diretto con il paziente.
 
Sarò forse un romantico visionario legato al passato, ma qualche cosa in più, credo, si riesca ancora a percepire  visitando in presenza rispetto alle visite telematiche da remoto, che sono sì  utili  ma vanno centellinate a casi specifici e motivati.
 
Altrimenti la Medicina del territorio corre il rischio di diventare solo tecnologia e burocrazia, perdendo quel lato umano e  interattivo che costituisce, sempre a mio parere, la forza sostanziale e, forse, la  ragione d'essere della Medicina Generale. Allora sì che potrebbe per davvero  sparire, sostituita da un 'altra professione solo burocratico-certificativa, legittima senz'altro, ma che non riscuote il mio interesse.
 
Per evitare questa prospettiva potrà senz'altro contribuire  la diagnostica di primo livello negli studi dei Medici di Famiglia, ma dopo corsi seri di istruzione, incominciando a preparare in primo luogo i giovani che stanno svolgendo la Formazione in Medicina Generale, in modo  che si abbia una crescita culturale della categoria, partendo dalle nuove generazioni di medici, così che questo “investimento” sia il più proficuo possibile, sfruttando magari, con l'aiuto delle forze politiche, anche qualche risorsa europea di cui si sente tanto parlare, come il MES o il Recovery Fund.
 
Antonio Galli
Medico di Medicina Generale
S.Miniato (Pisa)
Segretario Snami Pisa


28 settembre 2020
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