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Finalmente la Scuola di Specializzazione in Cure Palliative

di Italo Penco

14 LUG - Gentile Direttore,
rappresento oltre 2500 operatori di cure palliative essendo il presidente della SICP (Società Italiana di Cure Palliative), unica Società Scientifica nella disciplina. Così come qualcuno ha espresso con una lettera al direttore pubblicata ieri sul suo giornale, perplessità sulla scuola di specializzazione in Cure Palliative, io sento invece il bisogno e il dovere di esprimere la massima soddisfazione per il raggiungimento di un obiettivo che mette in evidenza un ulteriore passo concreto verso il principio del diritto del cittadino ad accedere alle Cure Palliative, sancito nella legge 38 del 2010.
 
Tale legge, riconosciuta tra le più avanzate a livello europeo, finalmente sta vedendo applicati quasi tutti i suoi articoli ed in particolare quelli relativi alla formazione. Infatti, dopo l’istituzione della disciplina professionale, avvenuta nel 2013, in base all’art. 8, comma 1, era necessario aggiornare gli ordinamenti didattici dei percorsi accademici.
 
La soddisfazione e l’entusiasmo di tutto il mondo delle cure palliative non sono certamente dovuti ad una “novità che appare buona”, ma al raggiungimento di un obiettivo voluto, ambito e costruito nel tempo che apporterà al Sistema Sanitario Nazionale futuri benefici in termini di efficacia ed efficienza nell’assistenza ai malati inguaribili.
 
Aver ottenuto una Scuola di Specializzazione mette l’Italia in una posizione ancor più all’avanguardia rispetto agli altri paesi.
Dopo i decreti attuativi della legge 38 che non lasciano più spazio all’improvvisazione e che definiscono i criteri e requisiti organizzativi delle Reti di Cure Palliative, ora finalmente è sancito il percorso formativo universitario definito abilitante che nulla ha a che fare con i percorsi curriculari e formativi post universitari (Master ad alta formazione in CP); questi ultimi pur avendo contribuito ad arricchire le conoscenze di molti operatori, sicuramente non potranno mai essere professionalizzanti per un medico.
 
Non è un caso se in Europa ben 6 paesi hanno una scuola di specializzazione in medicina palliativa e 4 una sub-speciality scelta all’interno di una specializzazione attinente, così come avviene anche negli Stati Uniti e in Canada, paesi precursori nelle cure palliative.
 
La Scuola di Specializzazione in Cure Palliative non potrà colmare nell’immediato la carenza attuale di medici, come in nessun’altra disciplina, ma è un investimento strategico per il futuro del nostro paese.
 
Il medico potrà scegliere di fare il palliativista e lo farà consciamente avendo davanti un solido sviluppo professionale.
Sarà un modo per integrare saldamente le cure palliative all’interno del sistema sanitario e per accrescere la cultura generale di tutti i professionisti, attraverso l’implementazione della ricerca, e dei cittadini attraverso l’informazione.
 
Gentile direttore, l’auspicio è che non vengano ascoltate opinioni che non sono per nulla condivise dalla Società Scientifica che da tempo ha individuato nella specialità un modo per rispondere più propriamente ai bisogni dei malati e di loro familiari.
 
Italo Penco 
Presidente SICP (Società Italiana di Cure Palliative)

14 luglio 2020
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