Coronavirus. La violenza contro le donne non si ferma. Il numero verde “1522” per chiedere aiuto
di Andrea Catizone
24 MAR -
Gentile Direttore,
la complessità dell’essere umano e della società che è stata costruita ci impone un approccio complessivo alle difficoltà che sopraggiungono. Mai come oggi, con l’inedita emergenza Covid-19, questo metodo è necessario per salvaguardare il bene essenziale e primario che è la Vita. In grave pericolo è anche quella delle donne maltrattate che, costrette in casa per ripararsi dal contagio, misura indiscussa e necessaria, sono esposte a violenze continue dai mariti, dai compagni, dagli uomini conviventi, dentro un contesto generale che, giustamente, è concentrato sullo sterminio del virus maledetto.
Situazione aggravata dal fatto che i figli, spesso minori, sono testimoni delle violenze che si consumano dentro le mura familiari e che perdono al contempo la solidità delle due figure essenziali per la loro formazione e costruzione identitaria. Il padre violento e la madre vittima silenziosa ed indifesa che non trova la forza ed il modo per reagire.
Ecco perché è importante fare arrivare dentro quelle case anche il messaggio che lo Stato e le Istituzioni ci sono e sono accanto a quelle donne, che subiscono violenza di tutti i tipi, dai maltrattamenti alle privazione di risorse economiche per vivere e per esistere, per dirne alcune: e si deve fare ciò tenendo in mente tutti gli obiettivi complessi che uno Stato deve fronteggiare.
E’ dunque necessario che sia diffuso il più possibile il
numero verde 1522 che accoglie le richieste delle donne che subiscono violenza di ogni tipo, anche mediante l’appche si scarica sul telefonino, per attivare il sistema di protezione della donna e consentire a tutti i centri coinvolti a prendere in carico quel caso specifico con le mirate misure. Il nostro sistema legislativo è assai scrupoloso e sofisticato e ha predisposto una serie di misure, a volte ahimé disattese, che mettono a sistema i pronti soccorso, le procure, gli uffici territoriali delle forze dell’ordine e i centri anti-violenza - che svolgono un’attività fondamentale – a tutela e protezione della donna che denuncia.
Un sistema che spesso non è neanche conosciuto dalle donne che perdono fiducia in se stesse e nelle istituzioni e nei centri che invece potrebbero aiutarle e proteggere anche i figli che assistono ad una delle esperienze più traumatiche dell’esistenza umana. Serve un impegno da parte di tutti per poter sconfiggere questo problema che affligge le donne, ma che ha delle enormi ripercussioni sulla società; e che si è acuito con lo stare in casa forzato. Occorre sentire questo impegno come una delle priorità da affrontare: un modo è fare conoscere il numero verde 1522 a ciò adibito.
Abbiamo anche pensato, con un gruppo di donne che si riunisce sotto il nome di Staffetta Democratica, di lanciare una campagna sulla scorta di quanto accaduto nella vicina Spagna, chiamata
#mascherina-1522 come nome in codice da pronunciare dalla donna vittima di violenza nelle situazioni in cui non può spiegare cosa le sta accadendo, per la presenza dell’uomo violento o per qualunque altra ragione.
Una formula, come accade in Spagna, che fa capire ad ogni tipo di interlocutore, un farmacista, un rivenditore, un conoscente, che c’è bisogno di aiuto per salvare la vita di quella donna e spesso dei suoi figli e per consentire di aiutarle nell’attivare il percorso previsto dalla normativa in caso di emersione della violenza.
Proprio oggi non bisogna arretrare davanti a questa lotta, perché solo dove le Istituzioni pubbliche sono presenti in prima linea, naturalmente con l’ausilio delle realtà associative e dei Centri, si sconfiggono fenomeni così gravi e radicati profondamente nella nostra e, purtroppo in altre, società.
Avv. Andrea Catizone
Direttrice Dipartimento Pari Opportunità ALI-LEGA DELLE AUTONOMIE
24 marzo 2020
© Riproduzione riservata
Altri articoli in Lettere al direttore