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Quei mille precari calabresi

di Domenico Minniti

20 SET - Gentile Direttore,
la vicenda dei mille precari calabresi il cui incarico a tempo determinato non sarà riconfermato alla fine dell’anno, mi porta a ragionare su quanta scarsa determinazione ci sia nell’azione del governo regionale. Il Presidente lancia l’allarme sui media, la Commissione Sanità invita il Commissario ad acta che però non interviene su un argomento che, se non prontamente risolto, darà un altro duro colpo ad un sistema sanitario regionale francamente allo sfascio.
 
E che porterà all’implosione di un’offerta sanitaria erogata negli ultimi anni, bene o male che sia, grazie anche alla presenza di questi precari, risorse preziose ed insostituibili in considerazione del blocco delle procedure concorsuali.
 
Il Corriere della Calabria riporta, in un articolo del 18 settembre, i commenti del Presidente della Commissione Sanità Mirabello e del suo vice, Esposito che nel merito dicono “La cronica carenza di personale, aggravata ancor più dall’entrata in vigore delle nuove norme pensionistiche rischia di far deflagrare una situazione che ha raggiunto limiti davvero pericolosi”.
 
Blocco dell’attività chirurgica di elezione degli Spoke di Cetraro-Paola, Corigliano-Rossano e Castrovillari, chiusura dell’Ortopedia di Locri, totale assenza di Direttori di Struttura Complessa in Unità Operative nevralgiche (Pronto Soccorso degli Spoke di Locri e Polistena, Centrale Operativa 118 di Reggio Calabria, Rianimazione di Locri) del Dipartimento di Emergenza Urgenza dell’ASP di Reggio Calabria, chiusura dei punti nascita di Cetraro e di Soverato, Unità Operative dell’area dei servizi (Diagnostica per immagini, laboratori), in affanno un po' dappertutto..
 
Ambulanze che vengono stornate dalla propria funzione principale (l’emergenza sul territorio, per intenderci) per supplire alle carenze degli ospedali e trasportare i pazienti da un centro all’altro alla ricerca di una TAC che funzioni, di una Risonanza Magnetica, di un ortopedico o di un gastroenterologo.
 
Ed elicotteri costretti a loro volta a vicariare le ambulanze che, effettuando servizi navetta, devono supplire ai deficit organizzativi e strutturali degli Spoke.
 
Per non parlare poi degli ospedali periferici, quelli inutili e pericolosi, quelli che avrebbero dovuto essere già da tempo convertiti in strutture deputate alle sole cure primarie, e che invece continuano a drenare risorse preziose, pur di sedare la miopia (o la lungimiranza elettorale) dei politici del luogo.
 
Questi sono solo alcuni degli esempi degli effetti devastanti del tornado che ha investito la Calabria, il cui colpo di grazia è stato inferto dall’omonimo Decreto.
 
Far deflagrare una situazione che ha raggiunto ormai limiti pericolosi” si dice. Ma quanto ancora dovranno deteriorarsi (atteso che siano realmente rimasti ulteriori margini di peggioramento) i livelli organizzativi della rete ospedaliera e territoriale perché si possa certificare la morte del nostro Sistema Sanitario? Perché coloro che ci governano si rendano effettivamente conto della catastrofe in corso e comincino a rimboccarsi le maniche?
Le Regioni Veneto e Piemonte, in barba alla normativa nazionale, appoggiandosi ad una discutibile interpretazione del titolo V della Costituzione, danno sfogo alla loro fantasiosa inventiva offrendo consulenze ai pensionati, strizzando l’occhio alle cooperative, certificando l’idoneità ad esercitare ai medici neolaureati non specialisti (ricordo a chi se ne fosse dimenticato che il D.P.R 483 all’articolo 24 declina i requisiti che devono essere posseduti per l’accesso alla Dirigenza Medica nelle Unità Operative Ospedaliere, e tra questi, appunto, la Specializzazione) nei Pronto Soccorso delle loro città.
 
In Sicilia, per motivazione fotocopia di quest’ultima, è appena esplosa la querelle tra decisori e stakeholders.
 
In Molise, regione come la nostra soggetta a piano di rientro dal disavanzo economico, qualche mese fa è stato dato sfogo alla più fervida immaginazione pensando, non solo al richiamo dei pensionati, ma addirittura all’utilizzo dei medici militari (ovviamente con tutto il rispetto per questi ultimi). A parziale discarico dell’organo politico, la responsabilità della scelta in quella circostanza era da ricondurre al Commissario ad acta, a testimonianza che anche gli Organi centrali, oramai, navigano a vista.
 
Quelli fin qui descritti sono provvedimenti di molto dubbia regolarità, e di altrettanto dubbia efficacia, che le rispettive regioni hanno comunque cercato di realizzare al di la del discutibile modus operandi, dimostrando, nel bene (poco, per la verità) o nel male, capacità decisionale ed operatività.
 
Ed in Calabria? Nella terra degli alibi, la responsabilità è sempre degli altri. Di chi c’era prima e di chi verrà dopo. I presenti sono regolarmente esclusi.
 
Sono però mesi, anni, che sull’organizzazione della sanità sentiamo solo parole, percepiamo scarsa progettualità, e non apprezziamo dato di fatto alcuno.
 
Speriamo almeno che la proposta di legge depositata da Mirabello, Esposito e Gentile venga rapidamente convertita. Anche per dare un piccolo segnale di attenzione al quale seguono atti concreti.
 
Purché non si perda, però, ulteriormente tempo. La proroga del rapporto di lavoro di questi mille precari è l’unica soluzione, in costanza di blocco del turn over, che possa garantire quel minimo di continuità assistenziale, dato che consente l’utilizzo di risorse professionali già collaudate, ben rodate e fortemente motivate, a differenza delle soluzioni estemporanee di Veneto, Piemonte, Molise e Sicilia.
 
Non è certo la panacea. Risolverà temporaneamente e solo una minima parte dell’inesauribile carico di problemi della sanità calabrese. Ma avrà perlomeno il sentore di un embrionale cenno di buona volontà nei confronti di coloro che hanno dato il mandato a costoro, di governare il sistema.
 
E speriamo anche che i nostri decisori, che si ostinano a tentare di trovare soluzioni incontrando i politici piuttosto che gli operatori della sanità (che, per inciso, a differenza di questi vivono, ben conoscendole, quotidianamente le criticità), vorranno finalmente illustrare il cronoprogramma col quale intendono rianimare il Sistema Sanitario calabrese.
Forse, a quel punto cominceremo a rasserenarci tutti un po’.
 
Dr. Domenico Minniti
Presidente Sezione Calabria AAROI EMAC
Associazione Anestesisti Rianimatori Ospedalieri Italiani – Emergenza ed Area Critica
 

20 settembre 2019
© Riproduzione riservata

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