Se l’orologiaio non sa che ore sono, che orologiaio è?
di Bruno Agnetti
08 LUG -
Gentile direttore,
in questi giorni è iniziato il vero e tanto atteso cambio generazionale nella medicina generale territoriale (Medici di Base). Il fenomeno procederà in modo clamoroso in questi anni per trovare un suo culmine (dati Enpam) nel 2022. Da qui ad allora molte cose potrebbero cambiare anche in considerazione delle serpentiformi derive nazionali, regionali ed aziendali associate ad improbabili frottole di alcune OOSS narrate quasi quotidianamente.
Questo show sdegnoso del dibattito professionale in atto da anni (Dentologia, Questione medica, modificazioni sociali e paziente diventato “socio di maggioranza”, riforma, nuovo paradigma e conseguenti modelli, legislazione tutt’ora vigente, orrende confusioni tra team, microteam, équipe, governo clinico, processo decisionale, welfare di comunità vs welfare aziendale, ambulatorio vs studio…) continua ad erodere la credibilità dei professionisti e delle istituzioni trasformandole in colossi dai piedi d’argilla incapaci di sfruttare la notevole produzione culturale professionale disponibile ( gratuita). Nello specifico tutto ciò coinvolge in profondità il riordino delle cure primarie. A volte un maldestro “copia ed incolla” impastato con i “generatori automatici” di piani sanitari, delibere, decreti o similari partoriscono veri mostri normativi orientati alla maggiore invariabilità possibile.
Sfiducia, sospetto, pessimismo nei confronti di possibili progetti ed innovazioni emerge dagli atteggiamenti e dalle riflessioni anche di molti giovani colleghi in procinto di affrontare l’avventura della “convenzione” tanto sospirata.
E’ preoccupante questa delusione per altro costituita da tante piccole opacità territoriali insignificanti se prese da sole ma devastanti se sommate tra di loro e che hanno un minimo comun denominatore: l’incapacità all’ascolto mai compensata da una connessione ininterrotta ed inarrestabile. Sarà forse per questo che alcuni AA sostengono che anche le prassi più protocollari non possono esimersi dalle “relazioni” pena il loro fallimento operativo. Un Percorso (protocollo) Diagnostico Terapeutico Assistenziale PDTA non ha futuro se non prende in seria considerazione l’aspetto relazionale con il paziente-esigente, il contesto, la sua famiglia e gli operatori sanitari territoriali stessi tra loro (PDTA-R).
In questo caso solo un attività assistenziale profondamente ancorata al paradigma bio-psico-sociale può garantire le competenze olistiche (orologiaio) essenziali per una medicina contemporanea che se spezzettata in modo super-specialistico tra le varie rotelline ed ingranaggi (attenzione alle malattie e non al malato) non permettono all’ orologiaio (medico) di conoscere nemmeno che ora è spolpandolo così di ogni caratteristica distintiva (es.: di essere punto di riferimento per la propria comunità ruolo, oggi, fondamentale per un medico di base che carica di senso il suo operare).
Senza questa base etica-dentologica la medicina si trova ad affrontare un ambiente culturale molto evoluto (nel bene e nel male), competitivo, aggressivo, in grado di coltivare rivalsa e conflitto.
Soprattutto il medico di base non può cadere in questo imbuto di contrazione spazio-temporale perché è in vita essenzialmente grazie ad un rapporto di fiducia e ad una relazione basata sul rispetto e sulla grande specializzazione di “comprensione” dei diversi punti di vista delle persone in ordine all’essenza delle cose ( es.: la vita, la morte, il dolore, la malattia, la gioia, il benessere, non sentirsi mai abbandonato, l’essere preso in carica o meglio per mano, il contare e poter dire la propria opinione su questi momenti della vita …).
Il medico di famiglia insieme a tutti i suoi collaboratori attori sanitari (team) di un territorio ben definito e sostenibile (non tanto e non solo economicamente ma nella relazione) non deve garantire un risultato (prestazione) a tutti i costi (chi può vantarsi oggi di conoscere la verità?) ma offrire un ascolto, una apertura, un confronto. Da questo modello organizzativo territoriale delle cure primarie fondato ad esempio sui principi del Welfare di Comunità derivano, per quel dato territorio, crescita sociale ed economica.
Ne consegue che il trasferimento del processo decisionale e la gestione dell’intero governo clinico a livello territoriale assicurerebbero quella riforma del riordino delle cure primarie che non disperderebbe la medicina basata sull’esperienza (anche per la memoria storica di quanto avvenuto nel SSN) e che verrebbe a supporto della grande competenza clinica delle evidenze dei nostri giovani colleghi. Da questo punto di vista l’affiancamento tra medici senior e giovani medici in procinto di convenzione così come l’organizzazione dell’operatività quotidiana in team grazie a briefing di programmazione e di confronto può rappresentare una strategia a basso costo e a grande impatto di qualità assistenziale con ricadute di grande impatto sociale (es.: per ospedali, PS, cronicità, professione…).
Il team durante il briefing di programmazione quotidiana ( ma lo stesso capita nell’affiancamento) sviluppa tutte le abilità relative all’ ascolto, al confronto, alla considerazione dell’altro e all’autocritica tale da produrre anche un apprendimento sempre aggiornatissimo e difficilmente dimenticabile. Il sistema può interessare tanti colleghi ma non può essere gradito a tutti così come l’associazionismo può essere ricercato da alcuni mmg ma evitato da altri.
L’esperienza di questi anni ha forse insegnato che le aggregazioni di mmg dette “complesse” per poter funzionare esigono senz’ombra di dubbio un interesse culturale e un atteggiamento di buona volontà da parte dei colleghi interessati ma resta fondamentale che i mmg debbano poter sviluppare “in proprio” l’intero processo decisionale in modo da correggere ed affinare eventuali necessità contestuali a quel territorio e a quel gruppo di mmg (es.: chiedere la collaborazione di cooperative sociali che garantiscano prestazione di servizi ottimali secondo le necessità, gli obiettivi e la programmazione definita dai mmg).
Bruno Agnetti
CSPS (Centro Studi Programmazione Sanitaria)
FISMU ( Federazione Italiana Sindacale dei Medici Uniti)
Regione Emilia-Romagna
08 luglio 2019
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