Nasce la “Carta di Vicenza” per salvare la sanità pubblica
di Giuseppe Cicciù (Cittadinanzattiva Veneto)
19 GIU -
Gentile Direttore
quello che oggi stiamo vivendo, con riferimento alla organizzazione dei servizi socio-sanitari, è un momento di grande crisi. Questo momento può essere foriero di grandi cambiamenti se non ci si illude che basti qualche intervento di cosmesi per realizzare l’obiettivo della salvaguardia del sistema sanità.
Stiamo vivendo nell’era del capitalismo digitale e l’unico modo per contrastare la involuzione economicistica del sistema sanità è quello di adottare una economia civile, in grado di trasformare e non solo di riformare il Ssn. Cioè di riformare quello che ancora non è stato riformato.
Nel 2001 è iniziata la fase digitale e come avviene per ogni passaggio del ciclo vitale in un individuo o in un gruppo sociale, pensiamo che la storia di quel processo sia giunto al capolinea. In realtà, da circa un ventennio è iniziata una nuova fase ed è arrivato il momento, per tutti quelli che hanno a cuore e credono nella sanità pubblica, nei suoi valori morali e nella sua utilità sociale, di assumersi le proprie responsabilità.
Siamo tutti chiamati a contribuire alla trasformazione del sistema sanità con una analisi disincantata guardando in faccia i problemi per decidere cosa fare e cosa sia meglio fare. Troppi diritti garantiti sulla carta, sprechi, inefficienze e corruzione.
La sanità è ormai scomparsa dall’agenda politica dei partiti, anche nella recente campagna elettorale, nonostante il richiamo del presidente della repubblica. I cittadini e gli operatori insieme non abbiamo avuto la forza per difendere un fondamentale diritto costituzionale.
Il ministro della Salute minaccia le dimissioni se interverranno tagli al fondo sanitario ma intanto le politiche di definanziamento la stanno mettendo in serio pericolo e se non cambiamo le attitudini personali e l’attuale modalità di erogare i servizi ci troveremo tra non molto a rimpiangere un bene prezioso che nell’anno 2000 l’organizzazione mondiale della sanità aveva certificato al secondo posto nel mondo e nel 2017 bloomberg lo definì “ in grado di garantire il più elevato livello di salute su scala globale”.
Ma cosa è accaduto nel frattempo?
È di questi giorni:
- una clausola contenuta nel nuovo patto per la salute “vincola l’incremento del fondo sanitario (2 miliardi nel 2020 e 1 miliardo e 500 milioni nel 2021) al “conseguimento degli obiettivi di finanza pubblica”;
- una clausola irricevibile e “incostituzionale” perché viola alcuni articoli della costituzione, in particolare l’art. 32, la repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività e garantisce cure gratuite agli indigenti.
Da questo sentimento di sfaldatura del tessuto sociale e dalla spontanea capacità di trovare momenti di confronto è nata l’idea di creare la “Carta di Vicenza”, un decalogo di intenti puntuale e in grado di individuare le aree di intervento e di incontro tra associazioni dei cittadini e istituzioni per focalizzare l’attenzione sulla centralità del sistema della sanità in Italia e nel veneto e per rendere sostenibile il suo valore sociale e strategico.
Quando parliamo di sostenibilità abbiamo fatto riferimento non ad uno strumento economicistico di valutazione ma ad una attitudine amministrativa che sa soppesare l’equilibrio dei complessi sistemi della sanità.
È accaduto invece che negli ultimi 40 anni sono stati adottate politiche di definanziamento del sistema.
Questo è quello che è accaduto nelle istituzioni che si sono mosse dentro processi lineari non in grado di recuperare le falle del sistema.
La “Carta di Vicenza” nasce per riflettere sulla potenziale caduta e perdita del servizio sanitario dove a rimetterci saremmo tutti: i cittadini, i malati, gli operatori, i politici, i sindacati, gli ordini professionali e le fondazioni.
La privatizzazione della sanità che molti settori istituzionali auspicano e stanno favorendo, non ha mai ridotto la spesa ma l’ha aumentata con un importante grado di abbandono sociale.
Quello che avviene negli Usa dovrebbe farci riflettere. I cittadini statunitensi spendono il 20% del Pil attraverso forme assicurative per avere un sistema fruibile solo da parte di chi è in possesso di una polizza assicurativa o pagando out of pocket! Nella nostra riflessione perciò emerge la necessità di realizzare una riforma per produrre salute come ricchezza.
Infatti per un impegno economico che corrisponde al 6,6 % del pil la nostra sanità, oggi e nonostante le sue distorsioni, produce ricchezza fino al 14% del pil.
Se adottata, la “Carta”, potrebbe garantire lo sviluppo di deliberazioni e azioni in grado di realizzare un nuovo assetto organizzativo in grado di restituire fiducia e credibilità sia ai cittadini che agli operatori.
Riteniamo che gli elementi di crisi che sono forieri di trasformazioni e cambiamenti anche radicali, potrebbero essere risolti uscendo dall’autoreferenzialità e dal leaderismo patologico per promuovere invece alleanze strategiche tra professionisti, operatori sanitari, volontariato, cittadini e istituzioni.
Per dare al modello organizzativo del Ssn e al modello veneto in particolare, la qualità e l’efficienza che lo avevano distinto in passato.
Allora una “Carta” a difesa della sanità pubblica e in grado, finalmente, di porre al centro la persona, il cittadino che attraverso la fiscalità generale è il maggiore azionista del sistema.
La “Carta di Vicenza” è un documento aperto a correzioni e implementazioni sia da parte degli attuali firmatari che da quanti ne vorranno condividere gli ideali. Un documento che sollecita la partecipazione attiva degli operatori e dei cittadini. per realizzare la democrazia partecipativa, ossia il coinvolgimento dei cittadini su iniziativa delle istituzioni, attraverso organismi, istituti, processi e iniziative.
Del resto lo stesso art.1 della legge 833 esprime l’obbligo di garantire la partecipazione, collocando le associazioni di volontariato tra i soggetti che debbono concorrere, ai fini istituzionali del ssn, riconoscendo loro funzioni di governo e non solo operative.
Non ci sono dubbi che ci troviamo di fronte ad un sistema ad alta complessità e allora per governare processi così complessi possiamo avvalerci solo della strategia del “pensiero debole” che è la sola in grado di muoversi dentro una rete organizzativa fitta e dispersiva.
Nel modello veneto così come nella strategia nazionale, invece è stata prevalente la logica del “pensiero forte” che sta scarificando l’intero sistema all’irrigidimento delle relazioni, alla mancanza di motivazioni e fiducia nel sistema pubblico da parte dei cittadini e degli operatori.
Una prova inequivocabile viene dal constatare che i concorsi per i medici vanno spesso deserti e i professionisti preferiscono operare in strutture private o accreditate.
Il pubblico ha sempre meno valore aggiunto e i professionisti della sanità preferiscono il lavoro presso le strutture private che consentono autonomia, partecipazione e responsabilità. Se ne può uscire soltanto con un salto quantico!
Come sta avvenendo con il sistema 5g, che non è una evoluzione del 4g ma un altro modo di intercettare la velocità e la progressione delle informazioni fino all’infinito.
Un nuovo protocollo operativo che a parità di condizioni esplicita che si può uscire dall’attuale sistema modulando il trasferimento delle risorse.
L’attenzione e le risorse economiche indirizzate nella ospedalità, nell’alta tecnologia e nella digitalizzazione non debbono più trascurare una maggiore attenzione al valore dei professionisti che operano nelle strutture ospedaliere e territoriali e soprattutto ai cittadini… che possono diventare i protagonisti del cambiamento attraverso le forme della partecipazione attiva che non significa una concessione una tantum da parte delle istituzioni ma la capacità di qualificare l’azione del pubblico attraverso forme di governance.
Questo è l’intento dei firmatari della “Carta di Vicenza”, con l’auspicio di poterne diffondere i contenuti a livello regionale e nazionale per realizzare l’adesione di una più vasta platea di cittadini e operatori.
Come afferma l’economista Zamagni: bisogna affidarsi “alla comunità, alla società civile organizzata che si regolamenta e sa reinventare la politica”.
Nel suo ambito la persona agisce e vede riconosciuta la sua capacità propositiva.
L’auspicio è che si faccia un buon uso delle buone intenzioni di chi si pone al servizio degli altri.
Cordialità
Giuseppe Cicciù
Segretario regionale di Cittadinanzattiva Veneto
19 giugno 2019
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