In Calabria tante ragioni in più per scioperare/2
di Teresa Papalia (Cgil Medici)
23 NOV -
Gntile Direttore,
medici, dirigenti sanitari e veterinari di tutta Italia incroceranno le braccia oggi 23 novembre non solo per reclamare il diritto sacrosanto del rinnovo del contratto di lavoro bloccato da oltre 10 anni ma, soprattutto, nell’interesse dei cittadini,per rivendicare finanziamenti adeguati per il fondo sanitarionazionale, in modo da poter garantire in futuro l’esigibilità del diritto alla salute dei cittadinie quindi i livelli essenziali di assistenza (Lea) e i necessari investimenti nel patrimonio edilizio sanitario e tecnologico.
Sciopereranno anche contro l’assenza di un piano di assunzioni straordinario del personale della dirigenza medica, veterinaria e sanitaria, e contro i ritardi amministrativi nei processi di stabilizzazione del precariato del settore nonché per il mancato finanziamento aggiuntivo per i contratti di formazione specialisticanecessari per coprire i servizi di emergenza e urgenza negli ospedali e nei Pronto soccorso.
Oltre 25 mila sono, infatti, i medici pronti ad andare in pensione con la nuova riforma e circa 10 mila sono quelli che da anni lavorano con contratti precari.
Si tratta di problemi che, se non risolti, minacciano di far collassare la sanità pubblica a vantaggio dei privati, soprattutto in una regione come la Calabria dove il lungo commissariamento, se possibile, ha aggravato la situazione.
Nella Pubblica Amministrazione italiana ci sono 114.900 lavoratori con contratti atipici o a tempo determinato, di cui 35.700 in sanità e 9.600 medici. Poiché la tenuta del sistema, e in particolare della sanità pubblica, dipende dalle assunzioni e dall'attuazione del turnover, i sindacati nazionali, nei giorni scorsi, hanno chiesto alla Commissione bilancio della Camera un emendamento per bandire concorsi laddove non ci sono graduatorie e utilizzare graduatorie laddove disponibili per garantire il diritto alla cura e il diritto a curare con professionalità, in autonomia e in condizioni di lavoro migliori di quelli attuali.
La retribuzione di anzianità dei medici (RIA) bloccata dalla legge Madia, ha fatto si che queste risorse destinate a favorire e qualificare la carriera dei medici, sono rimaste nelle casse delle regioni e delle aziende che li hanno utilizzati per altri scopi, con il risultato che i medici, la cui carriera è di fatto bloccata, sono meno stimolati dal servizio pubblico e rivolgono, laddove possono, un occhio al privato.
In Calabria, a questi motivi per lo sciopero se ne aggiungono tanti altri. La realtà sanitaria regionale ormai da tempo non tutela né i medici e né i cittadini. Lo sciopero dei medici di domani, così, in Calabria dovrebbe rappresentare l’inizio di un percorso di vera e propria ribellione e denuncia contro coloro che dopo otto lunghi anni di piano di rientro hanno finito per smantellare quel poco di buono che c’era tagliando per la maggior parte le efficienze e non gli sprechi, relegando la sanità in una fase di stallo che oltre a non garantire i LEA ha prodotto demotivazione,depauperamento di risorse, energie, passioni, tra gli operatori sanitari e alimentato la sfiducia verso il sistema sanitario e gli stessi medici da parte dei cittadini che, loro malgrado, dovranno continuare a pagare tasse in più rispetto al resto dei loro connazionali per mantenere in vita un sistema sanitario regionale inefficiente, squalificato e da ultimo della classe.
E poiché anche i medici cosi come gli altri cittadini calabresi pagano ogni giorno lo scotto di una programmazione sanitaria lasciata allo sbando da decenni, dovremmo far si che la giornata di sciopero sia il momento di apertura di una vera stagione di lotta per mettere a nudo tutti i problemi della sanità e le inefficienze di chi obbligatoriamente avrebbe dovuto gestire il sistema sanitario calabrese e non l’ha fatto o l’ha fatto male, e per cominciare a pretendere risposte concrete sia per i professionisti della salute sia per i cittadini.
Teresa Papalia
CGIL Medici, Azienda Ospedaliera di Cosenza
23 novembre 2018
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