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Pmct. Imaging forense non invasivo  

di Giuseppe Scappatura 

11 DIC - Gentile Direttore,
immaginiamo di poter osservare la scena di un crimine non con i limiti dell'occhio umano, ma attraverso uno strumento capace di rivelare dettagli invisibili a una semplice ispezione esterna. La tomografia computerizzata post-mortem (PMCT) è esattamente questo: un mezzo per penetrare sotto la superficie del corpo senza violarne l'integrità, capace di raccontare la storia di una morte violenta, di un trauma, di una ferita da arma da fuoco, attraverso immagini tridimensionali che restituiscono un quadro sorprendentemente nitido e completo.

Negli ultimi vent'anni, questa metodica si è imposta come alleata insostituibile nella medicina legale. Prima di questa rivoluzione, l'autopsia tradizionale era l'unico strumento affidabile per comprendere le cause di un decesso, ma oggi la PMCT offre un'analisi minuziosa, non invasiva e riproducibile, unendo scienza, tecnologia e rispetto per la salma. La capacità di eseguire queste analisi senza rimuovere il corpo dal sacco mortuario consente, infatti, di mantenere intatte le condizioni di partenza e di rispondere alle esigenze culturali o religiose che richiedono il minimo intervento possibile sul defunto.

Negli Stati Uniti, la violenza legata all'uso di armi da fuoco continua ad essere una delle principali cause di morte, lasciando dietro di sé non solo vittime, ma anche famiglie e comunità segnate dal dolore. Nel 2021 sono stati registrati 48.830 decessi correlati all'uso di armi da fuoco, inclusi omicidi, suicidi, incidenti e interventi delle forze dell'ordine. Nel 2023, il numero di omicidi con arma da fuoco è stato di 18.874, evidenziando la necessità di comprendere le dinamiche dei colpi esplosi e delle lesioni subite.

Qui, la PMCT rivela l'essenza stessa dell'impatto: i margini netti del foro d'ingresso, i frammenti ossei spinti verso l'interno, le tracce di metallo lasciate dal proiettile, e poi l'uscita, più irregolare e ampia, i frammenti ossei aperti verso l'esterno, come un segno inconfutabile della direzione del colpo. Non è solo la ferita in sé a parlare, ma il tracciato del proiettile, visibile grazie a minuscole bolle di gas intracranico, che permette di ricostruire l'intero percorso del colpo, come seguendo il filo di un tragico racconto.

Allo stesso tempo, l'imaging tomografico consente di analizzare la reazione dei tessuti al trauma: ematomi epidurali, subdurali o intraparenchimali emergono come aree iperdense nel cranio, mentre la presenza di pneumoencefalo denuncia una violazione profonda del tessuto cerebrale. La possibilità di distinguere tra cavità temporanea e permanente, generate dall'onda d'urto del proiettile, conferisce un livello di comprensione inedito. Non si tratta soltanto di "vedere" la lesione, ma di capire come si è evoluta, cosa è successo nell'attimo preciso in cui il corpo è stato ferito.

L'autopsia tradizionale resta uno strumento fondamentale, ma la PMCT consente di andare oltre i limiti della dissezione manuale. È uno sguardo globale, una mappa del corpo che include ogni dettaglio: dalle fratture più sottili, che raccontano l'energia cinetica dello scontro tra proiettile e osso, fino alla distribuzione dei gas di decomposizione, che aiutano a stimare il tempo trascorso dalla morte. Un corpo, analizzato con questa tecnologia, diventa un testo da interpretare, una serie di indizi che compongono una storia coerente del decesso.

La qualità visiva di queste immagini ha raggiunto livelli straordinari grazie a tecnologie di post-processing come il Global Illumination Rendering (GIR) di Canon o il Cinematic Rendering di Siemens. Queste soluzioni, derivate dalle sofisticate tecniche di illuminazione impiegate nel cinema e nel design, utilizzano metodi avanzati di illuminazione e ombreggiatura per generare immagini realistiche, migliorando significativamente la qualità della visualizzazione anatomica. Questo approccio considera come la luce interagisce con le superfici dei tessuti, includendo effetti come riflessione, rifrazione, diffusione e la formazione di ombre morbide, elementi cruciali per una rappresentazione accurata delle strutture anatomiche.

Rispetto alla VRT tradizionale, il GIR offre un miglioramento significativo, rendendo i dati più intuitivi e visivamente esplicativi per l'interpretazione forense.

Ma il futuro promette ulteriori salti in avanti. La tomografia a conteggio di fotoni (PCCT) sta per rivoluzionare ulteriormente l'imaging forense. I detettori photon-counting (Siemens) convertono direttamente i raggi X in cariche elettriche, eliminando problemi di decadimento e afterglow. Ciò consente di distinguere chiaramente tra segnale e rumore elettronico, garantendo immagini più nitide e dettagliate con una risoluzione spaziale che raggiunge i 100 micron. È possibile identificare dettagli microscopici. Grazie all'imaging spettrale, è possibile distinguere materiali con densità simili, come residui metallici di proiettile e calcificazioni, fornendo informazioni preziose sia per l'analisi balistica che per quella patologica. Con ricostruzioni a 16 bit e la possibilità di visualizzare fino a 65.536 sfumature di grigio, lo sguardo sul corpo si farà sempre più profondo e rivelatore.

Infine, l'imaging post-mortem non è semplicemente uno strumento tecnico: è un ponte tra scienza, etica e cultura. Permette di investigare la verità mantenendo il corpo intatto, rispettando sensibilità culturali e religiose e fornendo risposte cruciali senza infrangere tabù. In questo incontro tra progresso tecnologico e attenzione umana, questa tecnica si afferma come il simbolo di una trasformazione profonda del modo in cui osserviamo la morte, il trauma e le loro storie silenziose.

Giuseppe Scappatura
TSRM presso la UOC di Radiologia del GOM di Reggio Calabria

11 dicembre 2024
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