Gentile Direttore,
ho dato qui su QS periodici aggiornamenti (l’ultimo in data 12 aprile) sullo stato di avanzamento del Piano Socio Sanitario della Regione Marche, atto fortemente voluto dalla attuale Giunta di centrodestra insediatasi nell’ottobre 2020. Adesso la Bozza di Piano è stata approvata dalla Giunta con la DGR 709 del 25 maggio 2023. La Delibera è scaricabile dal sito delle norme e degli atti della Regione Marche.
Il Piano Socio Sanitario Regionale (PSSR) 2023-2025 deliberato dalla Regione Marche presenta una enorme quantità di limiti, molto facilmente sintetizzabili: il PSSR non offre alcun contributo né in termini di analisi, che di proposta e di decisione su nessuna delle criticità della sanità delle Marche, da quelle comuni a tutte le Regioni (liste di attesa, Pronto Soccorso, medici gettonisti, riduzione nella erogazione dei LEA e trasferimento nel privato a pagamento di molte prestazioni) a quelle specifiche delle Marche e cioè la dispersione della rete ospedaliera e la conseguente inevitabile carenza nella offerta di servizi territoriali.
Di fatto è un Piano inutile, e questo lo si potrebbe forse sopportare, ma soprattutto è un Piano pericoloso, perché accentua ulteriormente lo squilibrio tra la componente ospedaliera esplicitamente rafforzata e ulteriormente dispersa e la componente territoriale che a parole viene potenziata, ma di fatto viene mortificata, soffocata come è e come sarà sempre di più, dalla offerta ospedaliera “esuberante”. Quello che colpisce è che tali scelte sono contro le indicazioni normative che pure esistono e che sono rappresentate dal DM 70 e dal DM 77. Vediamo in che modo il PSSR delle Marche non rispetta tali riferimenti.
Il DM 70 prevede molti riferimenti e vincoli alla programmazione ospedaliera, dal numero dei posti letto alla distribuzione delle strutture ospedaliere e delle diverse discipline. Il PSSR delle Marche doveva affrontare uno dei nodi principali, se non il principale, della sanità regionale: il numero eccessivo di strutture ospedaliere con funzioni di primo livello, quelle che facciamo per comodità coincidere con la presenza di una terapia intensiva e di una cardiologia con Unità di Terapia Intensiva Coronarica (UTIC).
In base alle indicazioni del DM 70 alle Marche, che hanno una popolazione di un milione e mezzo di abitanti, “spettano” dieci strutture con queste discipline che hanno un bacino di utenza tra 150.000 e 300.000 abitanti. Il Piano senza però dichiararlo ne prevede 14, somma facile da fare visto che il PSSR di ogni ospedale definisce la attuale struttura in termini di discipline e posti letto e che il PSSR impegna i futuri Direttori delle neonate 5 Aziende Sanitarie Territoriali a non toccarli.
Ma dove il DM 70 viene disatteso in modo ancor più clamoroso perché questa volta esplicito è nella trasformazione di un ospedale di comunità (la struttura di Cingoli) in ospedale di area disagiata comprensivo di chirurgia e Pronto Soccorso, quando tale struttura si trova a 32 minuti di guida “normale” dal più vicino Pronto Soccorso contro i 60 minuti previsti dal DM 70.
Sempre in modo clamoroso, perché esplicito, viene prevista la presenza di una attività di Pronto Soccorso in tre Case della Comunità (Sassocorvaro, Cagli e Fossombrone) mascherata da un non meglio precisato Punto di Intervento Territoriale, che viene dotato di “personale medico dedicato all’Emergenza-Urgenza, inquadrato nella disciplina specifica prevista dal DM 30.1.98 e funzionalmente integrata alla struttura complessa del DEA di riferimento”, che è la dicitura usata dal DM 70 per i Pronto Soccorso degli ospedali di area disagiata. Questa indicazione è sia contro il DM 70 che contro il DM 77, in nessuno dei quali si cita una possibilità di questo genere. Ma è soprattutto contro il buon senso visto che i Pronto Soccorso “veri” delle Marche sono già oggi in grande sofferenza per la loro dispersione e per la carenza di servizi territoriali che possano agire prima e dopo l’ospedale.
Queste scelte del PSSR hanno una motivazione banale: Cingoli è il Comune di cui è stato sindaco l’Assessore alla Salute Filippo Saltamartini, mentre le altre strutture beneficiarie di questi “strappi alla regola” sono nel bacino elettorale dell’Assessore ai Lavori Pubblici Francesco Baldelli. Quella che non è banale è l’assenza di una funzione di verifica e controllo da parte del Ministero della salute e Agenas.
Il primo dovrebbe avere operativo un misterioso Tavolo per il monitoraggio del DM 70 di cui si trovano ogni tanto tracce in rete come questa, quanto all’Agenas mi chiedo che senso abbia la interessante valutazione multidimensionale della performance delle Aziende Ospedaliere che pochi giorni fa è stata commentata anche qui su QS, quando nulla (sottolineo nulla) viene fatto per monitorare la performance delle reti ospedaliere regionali almeno in termini di rispetto dei riferimenti normativi.
Il caso della Regione Marche è clamoroso. A questo punto dato l’orientamento politico della sua Giunta, allineato con quello del Governo, il sospetto di un atteggiamento di complicità del livello centrale troverebbe una forte motivazione. Ma davvero siamo messi così male?
Claudio Maria Maffei