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Le strutture private convenzionate devono rispettare le norme

di Lucilla Boschero e Elda Di Giorgio

18 MAG -

Gentile Direttore,
dall’inizio della pandemia da SARS-CoV2 si è potuto riscontrare quanto il Sistema Sanitario Nazionale sia fondato dall'abnegazione indiscussa dei medici che ritengono il proprio il "mestiere più bello del mondo", oltre che sull'equità di cure per tutti i malati a prescindere da reddito e luogo di residenza.

Questo è stato il "primum movens” che ha scosso e portato avanti gli animi di quei medici che dal mese di marzo del 2020 si sono immolati, esclusivamente per il bene del prossimo, in una guerra combattuta in tuta bianca e Dispositivi di Protezione Individuale (non sempre forniti dalle Aziende) contro un nemico ignoto. Il personale sanitario, medici inclusi, si è trovato a confrontarsi giornalmente con la paura di ammalarsi e di poter contagiare i propri cari; in virtù di questi aspetti in molti sono stati costretti ad isolarsi dai familiari, con le inevitabili ripercussioni psicologiche. Hanno sostento turni massacranti, indistinguibili tra giorno e notte, privandosi financo delle pause festive.

Il Sistema Sanitario è gravato più che mai sulle spalle di tutto il personale sanitario nazionale, operante presso strutture sia pubbliche sia private convenzionate. L’aspetto in gran parte misconosciuto, che negli ultimi mesi sta emergendo per il contributo della pandemia da Covid-19, è che la maggior parte dei medici assunti in strutture private convenzionate non ha avuto – e tuttora non ha – le stesse tutele contrattuali, in termini lavorativi e di remunerazione, dei colleghi assunti in strutture pubbliche.  Alcuni quotidiani, ciononostante, documentano una fuga di medici dalle strutture pubbliche per "rifugiarsi" nel settore privato. Perché mai dovrebbero farlo? La realtà del privato del convenzionato è amara per i lavoratori!

Ad oggi l'utenza dei pazienti può contare sulle strutture private accreditate per ottenere un servizio di pari livello, se non superiore, per i tempi di attesa più brevi nonché per la qualità del ricovero rispetto al pubblico.  Questi aspetti sono possibili solo grazie alla già citata abnegazione dei medici che prestano il proprio operato, lato noto soltanto a pochi.

La realtà di queste strutture è quella di una sanità scarsamente considerata dalle autorità competenti, costituita in prevalenza da contratti di lavoro obsoleti, da scarse tutele legislative, da remunerazioni in taluni casi inferiori a quelle di colleghi di pari livello e grado operanti nella sanità pubblica. 

Ai vertici delle strutture private convenzionate vi sono dei veri e propri imprenditori, concentrati sui profitti delle aziende in questione, alimentate dai fondi del Sistema Sanitario Nazionale oltre che dai contributi derivati dalle prestazioni private. Di questi fondi, quanta è la quota riservata ai medici assunti? Una bassa percentuale.

In termini di dumping salariale, dovendo esplicitare delle cifre per chiarire quanto premesso, una guardia notturna festiva di un medico nel privato convenzionato è retribuita, in molti casi, con circa 20 euro lordi per l'intera prestazione (12 ore lavorative). 

In virtù della necessità datoriale di far quadrare il budget le turnazioni diventano sempre più estenuanti, con riposi quasi nulli (in taluni casi, 6 ore di riposo tra un turno e l’altro). Le ferie sono sempre in bilico, all’occorrenza revocate, per la costante mancanza di personale. Non è facile sopperire ai posti vacanti, in parte per le difficoltà lavorative note in ambiente sanitario che si riscontrano in strutture di questo tipo, in parte per il “dictat” dei vertici di non inficiare sul budget aziendale con ulteriori contratti di assunzione. Le ore aggiuntive in cui i medici sono costretti a trattenersi nei reparti per garantirne l’efficienza non sono né recuperabili, a causa della già menzionata assenza di personale, né retribuite.

Per tamponare l’emorragia di personale si è ricorsi, in molteplici casi, all’assunzione di medici non ancora specializzati che ottemperano alla turnistica al pari dei colleghi strutturati in assenza di qualsiasi supervisione. Questo escamotage è stato reso possibile dalla pandemia da Covid-19, che ha portato questa categoria di colleghi a prestare servizio in aree Covid, sotto supervisione di tutor formati e secondo i propri skills.

Nell’ottica del perseguimento degli obiettivi economici delle strutture private convenzionate, ogni anno più competitivi, l’essere umano - personale sanitario o paziente - perde valore e dignità per essere convertito in uno strumento, numerico ed economico, volto al raggiungimento del prefissato traguardo. Ciò grava enormemente sul carico psicologico del dipendente, soggetto a burnout e recluso nella propria prigione lavorativa.

È necessario precisare che le strutture sanitarie della Regione Lazio sono per il 40% private convenzionate, quasi tutte precedute dalla fama di strutture di lustro; in alcuni casi è una mera facciata!

La CISL Medici è stata una delle prime sigle sindacali ad operare e lottare in queste realtà, senza mai demordere, pur trovandosi spesso di fronte a dei muri di gomma. L’azione sinergica tra il sindacato ed il datore di lavoro è imprescindibile per sorvegliare attivamente e collaborare in modo partecipativo con il fine di migliorare le condizioni lavorative dei medici.

Gli obiettivi a breve termine che il nostro sindacato propone alle aziende in questione sono: colmare le vacanze contrattuali esistenti; assicurare il rispetto della normativa vigente in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro e garantire le indennità legate alla specifica professione svolta.

Dott.ssa Lucilla Boschero

Segretario Generale CISL Medici Lazio

Dott.ssa Elda Di Giorgio
Coordinamento Nazionale Ospedaliera Privata



18 maggio 2022
© Riproduzione riservata

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