I sonar militari minacciano la vita in mare
di Giovanni Di Guardo
21 APR -
Gentile Direttore,
esattamente 20 anni fa, nella splendida cornice dell'Arcipelago delle Isole Canarie, si verificò un episodio di spiaggiamento di massa di Zifidi, Cetacei capaci di immergersi fino a 2.000 metri di profondità. Tale evento occorse in stretta connessione spazio-temporale con un'esercitazione della marina militare statunitense, durante la quale si era fatto ricorso all'utilizzo di dispositivi sonar.
L'equipe del Professor Antonio Fernández fu in grado di dimostrare, di lì a breve, il ruolo delle onde a media frequenza e ad alta intensità rilasciate dai sonar nel determinismo del succitato evento, dal cui studio emerse che una "sindrome embolica gassoso-lipidica" - condizione patologica simile alla "malattia da decompressione" dei sommozzatori - aveva interessato gli Zifidi spiaggiatisi in massa alle Isole Canarie.
Destano fondati motivi di preoccupazione, al riguardo, le esercitazioni militari recentemente condotte in acque mediterranee, così come quelle in corso di svolgimento e/o programmate nelle acque norvegesi ed asiatiche, che risulterebbero accomunate fra loro dall'impiego di dispositivi sonar.
Lo riferisce una
Letter to the Editor recentemente apparsa sulla rivista
Veterinary Record, che il sottoscritto ha avuto il piacere e l'onore di pubblicare insieme al Prof. Antonio Fernández e al Dr. Paul D. Jepson.
Stiamo parlando, infatti, di specie e popolazioni animali oltremodo vulnerabili e sempre più minacciate per mano dell'uomo, che vivono all'interno di sempre più fragili e perturbati ecosistemi marini. E ancora una volta dovrebbe scendere prepotentemente in campo ed imporsi, ai fini di un'adeguata opera di salvaguardia e tutela della salute e della conservazione di queste iconiche creature dei mari e degli oceani, il salvifico principio della "One Health" - la salute unica di uomo, animali ed ambiente -, visto e considerato peraltro il fondamentale ruolo di "sentinelle/biomonitors ambientali" rivestito dai Cetacei in virtù della posizione di "predatori apicali" dagli stessi occupata nell'ambito delle catene trofiche marine.
Giovanni Di Guardo
Già Professore di Patologia Generale e Fisiopatologia Veterinaria presso la Facoltà di Medicina Veterinaria dell'Università degli Studi di Teramo
21 aprile 2022
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