Un anno di rapporti Covid
06 APR -
Gentile Direttore,
da poco più di un anno - era il 31 marzo 2020 - un gruppo di lavoro di 40 ricercatori coordinato dall’Alta Scuola di Economia e Management dei Servizi Sanitari dell’Università Cattolica, campus di Roma, assicura un public reporting sulla risposta organizzativa offerta dalle Regioni Italiane all’emergenza. In questi 365 giorni abbiamo analizzato i numeri della pandemia e i provvedimenti presi da Stato e Regioni con l’intento di imparare da questo evento drammatico cosa ha funzionato e cosa avremmo dovuto affrontare in modo diverso. Tutto questo per dare un contributo al miglioramento del nostro Servizio Sanitario Nazionale.
In questo “annus horribilis” molti hanno realmente compreso cosa vuol dire avere un servizio sanitario pubblico, gratuito e distribuito in tutti i territori. Ma abbiamo anche imparato che le pandemie non si combattono in ospedale ma sul territorio e al domicilio del paziente.
Le pandemie, inoltre, non riguardano solo il sistema sanitario ma molte funzioni dello Stato e delle Regioni ed è indispensabile una azione integrata e sinergica. L’autonomia delle Regioni, durante l’emergenza, doveva essere utilizzata in modo diverso e alcune funzioni, anche in tempi normali, devono essere centralizzate o comunque meglio coordinate.
Sotto il profilo operativo il Covid-19, pur nella drammaticità della situazione, ha portato esempi operativi di risposta e resilienza: Il personale medico e sanitario, ad esempio ha compreso l’importanza di lavorare per procedure e standard e chi non l’ha fatto ne ha pagato un caro prezzo.
La telemedicina non è più un tabù, per medici e cittadini ma è un reale assetto per l’assistenza sanitari. Purtroppo il Covid-19 ha confermato che il “territorio” è il punto debole del sistema ancora in molte Regioni e il ruolo dei medici di famiglia nel sistema delle cure primarie va meglio definito.
Abbiamo osservato la fatica fatta a livello territoriale per adattare un sistema spesso elefantiaco alle mutate esigenze e per questo dobbiamo immaginare per il futuro un sistema più «agilità” sotto il profilo organizzativo e gestionale che permetta di superare l’inerzia e garantire resilienza.
Su questo, aldilà dell’immane contributo dei professionisti sanitari, è la qualificazione del management che ha fatto e potrà fare la differenza per il futuro del nostro SSN, un sistema universalistico e inclusivo che continui a essere un modello anche per gli altri Paesi dell’UE e non solo.
Americo Cicchetti
Direttore Alta Scuola di Economia e Management dei Servizi Sanitari dell’Università Cattolica
06 aprile 2021
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