Prevenzione della morte improvvisa dei giovani atleti. Due anni di lavoro del “Centro Benito Stirpe” di Roma
Dai test genetici mirati a innovativi approcci diagnostici. Tutte le armi messe in campo presso la Fondazione Policlinico A. Gemelli contro le anomalie cardiache subdole negli atleti agonisti e non sono state illustrate oggi in occasione del workshop per i primi due anni di attività del “Centro Benito Stirpe” presso il Centro di Medicina dello Sport del Policlinico.
10 OTT - Test genetici mirati per scovare le cause di rare anomalie cardiache, nuovi ed efficaci approcci per diagnosticare e gestire le pericolosissime anomalie congenite delle arterie coronarie, una delle cause più frequenti di morte nei giovani e giovanissimi atleti, e ancora gestione di casi molto complessi – anche di atleti professionisti d’elite – dalla diagnosi al management della patologia con un calcolo accurato del loro rischio reale durante lo svolgimento della pratica agonistica.
Sono solo alcuni dei traguardi messi a segno dall’Unità Operativa Complessa Medicina dello Sport e Rieducazione Funzionale della Fondazione Policlinico A. Gemelli di Roma e in particolare dal Centro Benito Stirpe presso il Gemelli, che si avvale del nuovo Centro di Cardiogenetica, e che festeggia il suo secondo anno di attività.
Se ne è parlato oggi, in occasione del workshop dal titolo
“Prevenzione della morte improvvisa dei giovani atleti - due anni di lavoro del Centro Benito Stirpe" che si è tenuto oggi presso il Policlinico A. Gemelli (Aula Brasca), alla presenza del Presidente della Regione Lazio
Nicola Zingaretti.
“Il meeting è stata l’occasione per fare il punto su quanto sviluppato nei due anni di attività dal Centro Benito Stirpe al Gemelli” spiega il professor Paolo Zeppilli, Ordinario di Metodi e Didattica delle Attività Motorie e Direttore della Scuola di Specializzazione in Medicina dello Sport all’Università Cattolica, in una nota diffusa dal Policlinico. Presente anche il professor
Gaetano Thiene, Ordinario di Anatomia umana nell’Università di Padova, una delle massime autorità mondiali in questo campo, che terrà una lettura sullo stato dell’arte e sulle prospettive future della ricerca in questo settore.
“Uno dei risultati messi a segno – prosegue Zeppilli - è l’essere riusciti a coniugare l’interesse non solo di tutti i colleghi del Gemelli, ma anche quello di studiosi afferenti a importanti Centri di Cardiologia Pediatrica (Ancona, Bologna, Napoli e San Donato Milanese) e di Medicina dello Sport (Treviso), intorno a un Progetto di Ricerca Nazionale sulle ‘Anomalie congenite delle arterie coronarie’. Una sfida da vincere nei confronti di anomalie difficili da diagnosticare in vita e nelle quali, l’arresto del cuore durante sforzo è il primo (e, purtroppo, talora l’ultimo) sintomo, o in altri casi è preceduto da sensazioni di oppressione toracica e/o malessere durante sforzo, alle quali non sempre viene data la giusta rilevanza”.
Proprio su queste rare anomalie, è in pubblicazione sull’International Journal of Cardiology lo studio effettuato da Zeppilli e dai suoi collaboratori, che descrive la casistica raccolta presso il Policlinico Gemelli: 23 atleti con anomalie congenite delle coronarie diagnosticati in vita, alcuni dei quali avrebbero rischiato di morire se avessero continuato a fare sport. Lo studio sottolinea l’importanza di non sottovalutare sintomi sfumati (più di un terzo dei soggetti non aveva alcun disturbo) e, nel sospetto, di effettuare un ecocardiogramma transtoracico, mirato a verificare il corretto decorso nel cuore delle arterie coronarie. Nel lavoro, si discute anche di come valutare in futuro la possibilità di ritorno allo sport nei casi, i più gravi, sottoposti a correzione chirurgica dell’anomalia.
10 ottobre 2017
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