Aveva un tumore al seno da 15 chili. Donna operata al Gemelli di Roma
La donna, 60 anni, è stata già dimessa. “Si tratta di un caso quasi unico, ma paradigmatico del fatto che ancora le campagne educative e le strategie volte a prevenzione e diagnosi precoce non funzionano come dovrebbero”, commenta il direttore dell’Uo di Chirurgia Senologica del Policlinico, dove arriva "almeno un caso al mese di tumore localmente in fase molto avanzata".
11 MAR - Un raro ed eccezionale Intervento effettuato con successo presso l’Unità Operativa di Chirurgia Senologica del Policlinico A. Gemelli di Roma: l’équipe del professor
Riccardo Masetti, che dirige la struttura afferente all’Area Salute della Donna dell’ospedale universitario, ha rimosso un tumore mammario di ben 15 chili di peso, a una paziente sessantenne che, riferisce il Policlinico, “’paralizzata’ dalla paura della malattia e dall’imbarazzo, ha atteso anni prima di ricorrere all’assistenza medica. Un tumore che deturpava il corpo e la psiche di questa donna che, nonostante la malattia, ha continuato la sua vita di sempre in famiglia e a lavoro”.
“Si tratta - spiega il prof. Masetti - di un caso quasi unico per le dimensioni cui era arrivata questa neoplasia, cresciuta localmente in modo abnorme”. L’intervento è durato circa tre ore e ha consentito la rimozione completa del tumore e la chiusura della ferita senza dover ricorrere a trasferimenti cutanei da altre parti del corpo. Il decorso post-operatorio è andato molto bene e la donna è stata dimessa, e non avrà bisogno di fare interventi aggiuntivi di chirurgia plastica.
“Purtroppo - prosegue il prof. Masetti - non è la prima e nemmeno l’ultima paziente che si presenta alle cure mediche con un tumore molto grande, ma certo posso dire di non aver mai visto in 35 anni di carriera una neoplasia di queste dimensioni”.
“Si arriva malauguratamente ancora a situazioni così estreme perché a volte la paura del tumore è talmente paralizzante da creare un circolo vizioso: ti accorgi di avere un tumore, la paura ti blocca e il tumore continua a crescere; all’angoscia per la malattia poi si somma un senso di vergogna e mortificazione perché ci si rende conto della propria manchevolezza e insorge la preoccupazione di essere rimproverata per esempio dai familiari”, considera il prof. Masetti.
Di solito, spiega l’esperto, questa situazione di impasse si risolve solo quando intervengono fattori che in qualche modo costringono la paziente a cercare assistenza medica, “sovente perché i tumori generano sanguinamenti e diventano problematici”. Ed è stata proprio questa complicanza a convincere finalmente la paziente a chiedere assistenza.
“Adesso - precisa il senologo del Gemelli - dovremo aspettare i risultati dell’esame istologico per decidere gli ulteriori trattamenti utili a scongiurare una progressione di questa malattia avanzata. In genere, questi tumori hanno una biologia non molto aggressiva, ed anche lo sviluppo di eventuali lesioni secondarie avviene in modo più lento”.
“Sembra incredibile - sottolinea ancora Masetti - che nell’era della prevenzione, ci si trovi ancora a trattare casi simili. Ma purtroppo, anche se non con queste dimensioni eccezionali, di tumori localmente avanzati ce ne capita più di uno al mese e con donne di tutte le età e condizioni sociali. Questo ci deve far riflettere e interrogare su cosa non vada nelle nostre campagne di promozione della prevenzione e della diagnosi precoce. Dobbiamo trovare modalità più efficace per fare educazione e in particolare per aiutare le donne a superare la forte paura che ancora generano i tumori, paura che talvolta paralizza e impedisce di chiedere assistenza medica”.
L’Unità Operativa di Chirurgia Senologica del Policlinico A. Gemelli effettua una media di 800 interventi annui, prevalentemente per tumori del seno.
Lorenzo Proia
11 marzo 2016
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