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Al Regina Elena impiantate 3 protesi stampate in 3D. E altre sono in arrivo per giovani pazienti

I prossimi casi, già pronti per l'intervento, riguardano n emibacino per una persona di mezza età ed un bacino per paziente molto giovane, nonchè una protesi d’anca per un caso che presenta una patologia genetica altamente deformante. In Italia sono circa 6.000 ogni anno i casi di diagnosi di sarcoma dell’osso e dei tessuti molli. 

24 FEB - L’ortopedia oncologica dell’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena (Ire), diretta da Roberto Biagini, ha eseguito negli ultimi mesi la ricostruzione con protesi ‘su misura’ in titanio di 3 casi complessi: un emibacino; una scapola in una donna di 35 anni e un tarso del piede in un paziente molto giovane, di soli 13 anni. Altri 3 casi sono pronti per l’intervento: un emibacino per una persona di mezza età ed un bacino per paziente molto giovane, nonchè una protesi d’anca per un caso che presenta una patologia genetica altamente deformante.

La stampa di protesi in 3D consente di ricostruire perfettamente l’anatomia ossea dei pazienti dopo interventi demolitivi per l’asportazione di tumori. Il titanio viene stampato in progressiva sovrapposizione di strati su un modello virtuale costruito grazie ai dati di Tac e risonanza. Il pezzo così costruito andrà ad incastrarsi perfettamente con la parte ossea residua al fine di ricostruire al meglio la totalità d’organo. “Siamo molto soddisfatti – ha commentato Marta Branca, Commissario Straordinario degli Ifo – di mettere questa nuova tecnologia a disposizione dei nostri pazienti oncologici, perlopiù giovani e colpiti da tumori rari come gli osteosarcomi ”.

In Italia sono circa 6.000 ogni anno i casi di diagnosi di sarcoma dell’osso e dei tessuti molli. Sono tumori rari ma colpiscono in prevalenza assoluta la popolazione giovane, fino ai 20 anni, e a seguire quella adulta tra i 50 e 80 anni. Su 500 nuovi casi annui di tumori ossei primitivi che necessitano di protesi, il 5% potrebbe accedere alla protesi in 3D se la zona da ricostruire è particolarmente ampia oppure complessa e le comuni protesi modulari non ne permettono la ricostruzione appropriata.

“Siamo ancora ad un utilizzo - sottolinea Roberto Biagini – riservato a casi selezionati ed in precedenza difficilmente trattabili ma la tecnologia 3D è così versatile che mi auguro si possa estendere rapidamente a vantaggio di un maggior numero di pazienti. Ringrazio il mio team di professionisti giovani e motivati - esprime così la sua soddisfazione Biagini, approdato all’IRE 12 anni fa dal Rizzoli - con i quali quotidianamente mi entusiasmo ed esploro le novità che ci permettono di migliorare, anche in collaborazione con i molteplici specialisti che fanno parte del Traslational Group Sarcomi, lo studio e la cura dei tumori muscoloscheletrici, per lo più sarcomi, che prendiamo in carico. Più la patologia è complessa, più è necessario rivolgersi a centri altamente specializzati come gli istituti di ricerca oncologici”.
 

24 febbraio 2016
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