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Lazio. Le ricette del Pd per la Sanità. “Rimessi in ordine i conti, ora occorre ridisegnare il sistema”

Zingaretti ha annunciato che “nel 2016 metteremo a punto i Piani operativi e finiremo di firmare i protocolli con tutti i Policlinici Universitari”. E per la prima volta la Regione supera il livello minimo di 160 nella griglia dei Lea, raggiungendo complessivamente il punteggio di 168 nella media dei 21 criteri di valutazione. 

16 DIC - La sanità laziale si avvia verso la fine del commissariamento, una stagione travagliata che negli ultimi otto anni ha paralizzato ampie porzioni del comparto. Ma riordinare il profilo economico non può essere sufficiente per una regione che deve necessariamente recuperare terreno anche in termini di qualità dell’offerta e che ha l’obbligo di abbattere liste d’attesa ancora troppo lunghe. Il governatore e Commissario ad Acta, Nicola Zingaretti, non cela però tutto il suo ottimismo e scandisce un’ambiziosa tabella di marcia per i prossimi mesi.

“Stiamo entrando nella fase strategica ed entro il primo semestre del 2016 metteremo a punto i Piani operativi che disegneranno il nostro nuovo modello sanitario e finiremo di firmare i protocolli con tutti i Policlinici Universitari”, ha annunciato nel corso del convegno ‘Lazio, verso la salute del futuro’, promosso da Valentina Mantua e dal ‘Forum Salute e Sanità del Pd Lazio’. “In questi due anni e mezzo abbiamo cercato in ogni modo di lavorare sulla base di un concetto di riferimento: l’efficienza. Ciò si è tradotto in programmazione, miglioramento delle cure, sblocco progressivo del turn over, risistemazione dei conti”. Il governatore rivendica con orgoglio “la chiusura dell’Asp, azione che poi è stata replicata in altre Regioni e per la quale ci siamo quindi rivelati precursori. Ma anche l’introduzione delle ricette elettroniche in tutto il sistema, la fatturazione elettronica, i nuovi criteri per la nomina dei Dg e la riduzione dei tempi di pagamento”.

Il Presidente è raggiante anche perché può affermare “che nella griglia relativa al 2014 per i Livelli essenziali di assistenza, per tutti e 21 i criteri di valutazione, il Lazio ha raggiunto complessivamente il punteggio di 168, superando per la prima volta il livello minimo di 160”. Altro nodo cruciale è costituito dal bilancio in discussione proprio in queste ore “che contiene 32,6 milioni per l’edilizia sanitaria”. Ma le sfide per il 2016 riguarderanno aspetti sistemici decisivi, “in primis la capacità di dividere la sanità territoriale da quella ospedaliera – osserva Rodolfo Lena, Presidente della Commissione regionale Salute e Politiche Sociali – Ora occorre un vigoroso scatto di reni per uscire definitivamente dal guado, per costruire un sistema davvero nuovo, partendo da un’analisi dei costi da cui scaturisca un’attenta valutazione della qualità dei servizi”.

Ma continuano a persistere alcune significative criticità, legate soprattutto a una polverizzazione della governance e alla complessa condizione finanziaria delle grandi aziende ospedaliere, che accumulano ancora enormi disavanzi. E non è tutto. “Innanzitutto l’amministrazione dovrebbe ricollocare al centro l’importanza e il valore dell’interlocuzione con le associazioni dei pazienti – suggerisce Tonino Aceti, coordinatore nazionale del Tribunale dei diritti del malato di Cittadinanzattiva – In due anni e mezzi non siamo ancora riusciti a confrontarci direttamente con la Presidenza, mentre di recente abbiamo effettuato un proficuo incontro con il subcommissario Giovanni Bissoni”. I conti poi procedono verso il pareggio, “ma non si può dimenticare che i cittadini del Lazio pagano l’aliquota Irpef più elevata del Paese e che molte prestazioni scontano liste d’attesa lunghissime”.

Il Lazio non può comunque prescindere dalla dinamica che accomuna la maggior parte dell’Occidente e che riguarda in primis l’Italia. “Siamo nel corso di una rivoluzione sanitaria senza precedenti, determinata dal massiccio incremento del numero degli anziani e dalla conseguente diffusione delle patologie legate alla cronicità – fa notare Walter Ricciardi, presidente dell’Istituto superiore di sanità – Per risolvere i problemi occorrono quindi formule nuove, alla luce dei mutati scenari, con modelli organizzativi innovativi che consentano di razionalizzare i servizi e di agire sui determinanti della salute”.

Nuove dinamiche che il Pd sta cercando di affrontare anche a livello nazionale. “In sanità il Governo non ha ancora varato riforme epocali come avvenuto in altri comparti, ma sono stati comunque apportati interventi importantissimi e sono certo che nel 2016 riusciremo a produrre operazioni più strutturali – spiega Federico Gelli, responsabile nazionale del partito per la sanità – In particolare non dobbiamo dimenticare l’impatto dirompente esercitato dall’introduzione degli albi nazionali, aggiornati ogni due anni, per la nomina dei direttori generali. Si tratta di un cambiamento dalla portata enorme, che metterà fine alla logica della lottizzazione politica”.

La fiducia è quindi il denominatore comune e il trampolino di lancio in vista del 2016. “Nel Lazio è in atto una vera e propria inversione di tendenza – conclude il consigliere regionale Teresa Petrangolini – La sanità non è più un terreno di caccia dove reperire cariche, ma si è trasformata in un luogo di sviluppo e così finalmente possiamo entrare nel merito delle scelte e dei contenuti. Non ci sono infatti più soldi da spartire e strutture di potere da distribuire, ma la priorità risiede delle grandi questioni che animano la sanità”.
 
Gennaro Barbieri
 


16 dicembre 2015
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