Tumori epatici avanzati. Risultati promettenti con la radiologia interventistica
In occasione del meeting “Mio-Live” oggi e domani al Gemelli presentati in due studi della Cattolica le nuove frontiere di cura contro il cancro del fegato. Promotore del meeting il Dipartimento di Scienze Radiologiche, centro di riferimento con oltre 2000 procedure di radiologia interventistica eseguite per anno.
19 OTT - Due recenti ricerche condotte dal Dipartimento di Scienze Radiologiche del Policlinico A. Gemelli, diretto da
Lorenzo Bonomo, rivelano che combinando trattamenti di radiologia interventistica e trattamenti oncologici standard in pazienti con tumore epatico avanzato si ottiene un incremento dell’intervallo libero da malattia e un aumento della sopravvivenza media. Tali risultati saranno presentati nel corso del meeting “MIO–Live” (Mediterranean Interventional Oncology), in programma oggi, lunedì 19, e domani, martedì 20 ottobre presso l’Aula Brasca del Policlinico A. Gemelli di Roma.
Al centro del convegno le più innovative procedure e tecnologie di radiologia interventistica oncologica epatica. Inoltre, saranno eseguite procedure live di alcolizzazione, ablazione, chemioembolizzazione e radioembolizzazione per il trattamento di tumori epatici primitivi e secondari, intervallate con letture introduttive e brevi presentazioni.
Il primo studio è stato eseguito da un’equipe di radiologi interventisti e oncologi del Policlinico Gemelli e mostra i risultati ottenuti combinando la chemioembolizzazione (trattamento di radiologia interventistica oncologica tramite cui è possibile somministrare farmaci chemioterapici direttamente all’interno del tumore garantendo una concentrazione superiore del farmaco) con un trattamento oncologico standard in pazienti affetti da tumore del colon-retto metatastico, con malattia prevalentemente epatica, dopo fallimento di almeno due linee di chemioterapia.
“Nel 60% dei casi – ha spiegato
Roberto Iezzi – radiologo interventista dell’Uoc di Radiologia d’Urgenza del Gemelli e promotore del meeting MIO-Live - la combinazione di questi due trattamenti ha mostrato un buon controllo della malattia, dato positivo se consideriamo che si trattava di pazienti con malattia avanzata (65% coinvolgente entrambi i lobi epatici) e pesantemente già trattati in maniera “standard” (il 50% dei pazienti arruolati era in progressione di malattia dopo più di 3 linee di chemioterapia standard)”. Questi risultati si associano inoltre a un incremento dell’intervallo medio libero da malattia e soprattutto della sopravvivenza media ottenuta.
Il secondo studio mostra i risultati ottenuti unendo due procedure di radiologia interventistica, la termoablazione (trattamento che determina la necrosi dei tessuti tramite il calore) e la chemioembolizzazione, nella cura del carcinoma epatico. Nel lavoro viene infatti riportata una nuova opzione di trattamento delle lesioni tumorali epatiche ottenuta abbinando in un’unica seduta l’esecuzione della termoablazione con la procedura di chemioembolizzazione arteriosa, ossia di chemioterapia selettiva seguita dall’occlusione del vaso che vascolarizza la lesione tumorale. In particolare, il trattamento viene eseguito in un’unica seduta, in anestesia locale e con una minima sedazione, senza necessità di esposizione chirurgica degli organi o anestesia generale. In questa maniera viene incrementata l’area di necrosi creata dalla termoablazione e l’effetto chemioterapico mirato all’interno del fegato, proprio della chemioembolizzazione.
“Tale approccio – ha spiegato Roberto Iezzi – consente di ampliare le indicazioni alla termoablazione con possibilità di curare in un’unica seduta tumori di maggiori dimensioni, multipli o localizzati in posizioni tecnicamente complesse, in maniera efficace e soprattutto sicura, con riduzione dei potenziali rischi procedurali”.
19 ottobre 2015
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