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Anomalie nel tracciato elettrocardiografico del 9% dei giovani atleti. Lo rileva uno studio del Bambin Gesù 

Sotto la lente i risultati degli esami per 581 certificati per l‘attività sportiva agonistica. Emerse in 53 casi anomalie della ripolarizzazione ventricolare (Inversione dell’Onda T); 17 bambini (3%) sospesi precauzionalmente dall’attività agonistica per le anomalie cardiache riscontrate dai successivi accertamenti. Giordano: “Lo screening elettrocardiografico per l’idoneità sportiva agonistica ottima opportunità per identificare patologie”. LO STUDIO

16 SET - L’elettrocardiogramma (ECG) per il rilascio della certificazione sportiva agonistica rappresenta un ottimo strumento di screening per individuare precocemente eventuali cardiomiopatie, o altre patologie, che possono aumentare il rischio di morte improvvisa anche in giovani atleti apparentemente sani. Uno studio dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, pubblicato sulla rivista ufficiale della Società Europea di Cardiologia Pediatrica (Cardiology in the Young), ha rilevato la presenza di anomalie nel tracciato elettrocardiografico per il 9% dei circa 600 tra bambini e ragazzi esaminati. Il 3% dei giovanissimi atleti, dopo ulteriori approfondimenti, sono stati sospesi precauzionalmente dall’attività agonistica per le problematiche cardiache riscontrate.

“L’ECG – spiega l’Ospedale pediatrico in una nota - è un esame molto semplice ed efficace, che registra l'attività elettrica del cuore in forma di grafico, attraverso una sequenza di onde e segmenti rettilinei. Una di queste onde – l’Onda T – rileva in particolare la ripolarizzazione ventricolare, potremmo dire il “tempo di ricarica” del cuore. Normalmente la forma di questa Onda è positiva, con la curva verso l’alto rispetto all’asse orizzontale del grafico. Quando invece è negativa, può essere generalmente indice di possibili anomalie del muscolo cardiaco (sia in termini di struttura muscolare che di regolare perfusione sanguigna)”.

La presenza dell’Onda T negativa nell’elettrocardiogramma di screening, dunque, o “Inversione dell’Onda T” (WTI), va registrata come anomalia della ripolarizzazione e può generare qualche sospetto anche in soggetti molto giovani e apparentemente sani, fino a determinare una controindicazione alla pratica sportiva agonistica. I protocolli di valutazione per l’idoneità sportiva sono molto severi e prevedono in questi casi delle indagini ulteriori (ecocardiogramma, risonanza magnetica, TAC cardiaca, ecc..) per arrivare a una possibile diagnosi o escludere una cardiopatia sottostante.

Partendo da queste premesse, medici e ricercatori della Medicina dello Sport dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù hanno promosso uno studio per valutare la prevalenza di anomalie della ripolarizzazione (inversione dell'Onda T) in una popolazione di giovani atleti agonisti e determinare se queste anomalie, rilevate dal tracciato ECG, possano essere associate all'insorgenza di cardiomiopatie in assenza di altre caratteristiche patologiche.

La ricerca, svolta in collaborazione con i colleghi della Radiologia Toracica e Cardiovascolare Avanzata e della Cardiologia e Aritmologia di San Paolo, Palidoro e Santa Marinella, ha coinvolto 581 giovani atleti – età media 15 anni, per l’80% di sesso maschile – selezionati nell’arco di 18 mesi per la valutazione dell'idoneità all’attività sportiva agonistica. Per 53 di loro (9%) sono state rilevate anomalie nel tracciato ECG legate alla presenza dell’inversione dell’Onda T (WTI). Sottoposti ad indagini ulteriori (ecocardiogramma, Holter ECG, RMN o TAC cardiaca), 17 di loro (il 3% sul totale degli atleti analizzati) non hanno potuto ricevere l’idoneità all’attività sportiva agonistiche a causa delle patologie cardiache riscontrate: 8 cardiomiopatie, 2 miocarditi, 5 ponti miocardici, 2 anomalie coronariche. I restati 36 atleti con WTI – in assenza di patologie rilevate - hanno ottenuto l’idoneità agonistica con l’indicazione di controlli ravvicinati ogni 6-12 mesi.

“La probabilità che gli atleti agonisti abbiano una cardiomiopatia nascosta è bassa, ma non trascurabile”, commenta Ugo Giordano, responsabile dell’Unità Operativa di Medicina dello Sport dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù. “Lo screening elettrocardiografico, preliminare all’idoneità sportiva agonistica, si conferma dunque un’ottima opportunità per identificare precocemente cardiomiopatie e altre patologie che aumentano il rischio di morte improvvisa in giovani atleti apparentemente sani”, aggiunge.

“Le eventuali anomalie della ripolarizzazione, segnalate dall’inversione dell’Onda T – spiega - vanno sempre indagate e approfondite rivolgendosi a centri specializzati. In Italia i protocolli di valutazione per l’accesso all’attività sportiva agonistica sono giustamente molto rigorosi. La visita specialistica per il rilascio dell’idoneità prevede la visita cardiologica, l’elettrocardiogramma a riposo e sotto sforzo, l’esame spirometrico e un referto di esame delle urine. Per l’attività sportiva non agonistica, malgrado non vi sia un obbligo in questo senso, il consiglio dei Medici dello Sport è quello di effettuare sempre l’elettrocardiogramma a ogni visita per il rilascio del certificato, in considerazione del suo valore quale strumento di screening per la salute”, conclude Giordano.

16 settembre 2024
© Riproduzione riservata

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