Medici di famiglia. Può esistere una Scuola di Specializzazione concepita, organizzata e condotta da chi non è a sua volta specialista nella materia?
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Gentile Direttore,leggo su QS del 11/07/23 l’interessante
lettera di L. Iannantuoni e G.B. D’Errico “Una scuola di specializzazione universitaria in medicina di famiglia” ed in particolare la seguente frase: “E’ inimmaginabile, per esempio, che un futuro specialista in radiologia e diagnostica per immagini acquisisca il titolo senza aver “letto” e refertato centinaia di radiografie o che un nuovo chirurgo non abbia partecipato attivamente a numerosissime sedute operatorie; così come un neo cardiologo non abbia passato centinaia di ore in corsia. Stiamo parliamo di percorsi di specializzazioni universitarie, proprio quel tipo di percorso che vorremmo dare al futuro medico di famiglia”.
Ebbene, eccomi qua a testimoniare che invece tutto ciò è assolutamente IMMAGINABILE: ho ben 10 anni di specializzazioni chirurgiche (Chirurgia Generale e Chirurgia Toracica) e non sono mai stato obbligato a partecipare a “numerosissime sedute operatorie” (quelle non certo numerosissime mi hanno visto nel ruolo di “terzo” o “quarto”, chi è pratico di chirurgia sa che cosa voglio dire, trattasi di partecipazione non attiva), ciò che ho appreso è stato in base a volontaria partecipazione ad eventi operatori in altre sedi e poi sul campo una volta strutturato…
Può anche darsi che nei successivi decenni le cose siano cambiate, e se magari qualche Collega più giovane ce lo dice sarò ben lieto di prenderne atto.
Tornando alla Medicina di Famiglia: come pensano i Colleghi che sarà strutturata la futura Scuola di Specializzazione?
Mi sentirei di dire, in analogia: “E’ inimmaginabile, per esempio, che un futuro specialista in Medicina di Famiglia acquisisca il titolo senza aver visitato, colloquiato direttamente o via e-mail o social o telefono con numerosissimi pazienti nel suo studio territoriale, senza aver studiato e messo in pratica le varie normative nel tempo succedutesi, tipo le note AIFA e le certificazioni di malattia, di invalidità civile, di invalidità pensionabile, senza aver organizzato il suo tempo tra attività ambulatoriale e domiciliare, senza aver previsto il “modus agendi” per eventuali urgenze ecc ecc; e che ciò avvenga senza la supervisione costante di un docente che svolga la stessa sua professione, così come ad esempio sarebbe inimmaginabile che un oculista venisse formato da un odontoiatra, o un dermatologo da un radiologo”…
Come credono i Colleghi che verrebbe organizzata una Scuola di Specializzazione in ambito universitario? Condotta per esempio da illustrissimi Colleghi del mondo accademico, necessariamente provenienti da reparti clinici di Medicina Interna? O da Colleghi provenienti dalla Medicina di Famiglia, nell’ambito di una struttura dipartimentale? Credono che le Università cederebbero conduzione ed organizzazione dei corsi a professionisti non provenienti dal loro interno? O forse più probabilmente organizzerebbero corsi accademici di tipo teorico avvalendosi al massimo della manovalanza di “tutor” MMG negli studi dei futuri medici di famiglia, ma riservandosi poi le valutazioni di attività ambulatoriali a loro estranee?
Ecco, a mio avviso l’entusiasmo che molti dimostrano verso l’istituzione di queste Scuole, che in astratto anch’io mi sentirei di condividere, dovrebbe passare per l’analisi propedeutica del “dopo”, data anche l’irreversibilità di un siffatto percorso…e analogie varie con ciò che altrove avviene mal si attaglia ad una disciplina, come la nostra, che ha il suo ambito di azione al di fuori di strutture centralizzate ove invece si sono formati e lavorano i futuri titolari di cattedra e professori associati.
Senza polemica, ma con spirito costruttivo e desideroso di capire…non è mai troppo tardi…
Dott. Francesco BuonoMMG in Roma
12 luglio 2023
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