Un argomento di grande impatto tra gli addetti ai lavori in medicina della riproduzione e non solo è il dibattito sul calo della fertilità della specie umana nel corso degli anni, con ricercatori che allarmati pubblicano evidenze dal sapore di sentenze per il genere umano o negano tale eventualità, ed altri che cercano di interpretare criticamente i dati e contestualizzarli per ricercare una soluzione nell’impatto ambientale dell’inquinamento o altri fattori sociologici e antropici potenzialmente modificabili.
Infatti, il generale andamento negativo delle nascite in Italia e in Europa con il conseguente impatto socio-economico che potrebbe avere un massiccio calo demografico, ha spinto i ricercatori a concentrarsi in questo campo della ricerca.
Tornando indietro nel tempo, la discussione nasce agli inizi degli anni ’90 quando un gruppo danese pubblica il primo articolo scientifico in cui viene riportata l’evidenza di un declino del numero di spermatozoi dopo aver analizzato retrospettivamente i dati della letteratura internazionale sulla qualità del liquido seminale tra il 1938 e il 1991.
Tale studio aprì la strada ad un filone di ricerca e dal 1992, anno di pubblicazione dell’articolo di E. Carlsen, molti ricercatori hanno cercato di supportare o contraddire questa pesante affermazione.
Una recente metanalisi pubblicata su Human Reproduction Update segnala una allarmante tendenza di peggioramento delle caratteristiche seminali nell’ultimo secolo, che sta coinvolgendo anche i paesi meno industrializzati che tradizionalmente hanno un bilancio demografico positivo.
La conclusione allarmante dello studio è stata che la riduzione delle caratteristiche seminali sta coinvolgendo il mondo intero e , probabilmente, sta progredendo a un passo accelerato rispetto al secolo scorso.
Tuttavia, bisogna considerare le difficoltà intrinseche relative alla conduzione di questa tipologia di studi: le metodologie di raccolta dati e di esecuzione delle analisi, non perfettamente omogenee in tutto il mondo, creano difficoltà nella valutazione delle fluttuazioni dei parametri seminali per la complessità nel confrontare sistematicamente questi dati.
Un recente articolo su Nature Reviews sottolineava come nonostante i grandi sforzi compiuti, i dati disponibili non consentono di concludere che la qualità del seme umano si stia deteriorando in tutto il mondo, ma è indubbio che in alcune aree specifiche è osservabile questa tendenza. Inoltre, gli autori hanno osservato che negli studi considerati di maggiore qualità, questo declino comunque non sembra raggiungere una soglia di allarme tale da poter dichiarare che la fertilità possa essere compromessa.
Concettualmente, il declino delle caratteristiche seminali umane può essere innescato da diversi fattori eventualmente coesistenti, raramente studiati in questi studi. In particolare, l’invecchiamento della popolazione, l’impatto dell’inquinamento ambientale, del fumo di sigaretta, dell’obesità e di potenziali altre malattie metaboliche, sono tutti elementi la cui incidenza sulla popolazione sta aumentando in parallelo al presunto declino della fertilità, giustificando in un certo senso la necessità di porre attenzione al problema.
Ma ad oggi una chiara relazione causale tra caratteristiche seminali in peggioramento e fattori ambientali o di stile di vita non è chiara e deve essere oggetto di ulteriori indagini approfondite.
In tale ottica, i ricercatori dell’Università Sapienza, presso il Laboratorio di Seminologia – Banca del Seme “Loredana Gandini” del Policlinico Umberto I, hanno condotto uno studio monocentrico rivalutando retrospettivamente le caratteristiche seminali provenienti da oltre 60.000 analisi eseguite nell’ultima decade.
Il risultato principale, tenendo in debita considerazione i potenziali fattori negativi precedentemente citati, è stato una sostanziale stabilità del numero totale di spermatozoi durante l'ultimo decennio in soggetti sani.
Sebbene un arco temporale di circa 10 anni potrebbe essere considerato un periodo di tempo troppo breve, per comprendere qualsiasi cambiamento nel processo di spermatogenesi, un periodo più lungo avrebbe portato i ricercatori a dover affrontare diverse questioni metodologiche che inevitabilmente hanno influenzato i precedenti studi.
Prima di tutto, la valutazione di periodi di tempo molto prolungati coinvolge analisi seminali effettuate con metodologie di analisi differenti. Sanno bene gli addetti ai lavori che i criteri dell'OMS per l'analisi del liquido seminale sono stati introdotti nel 1980 e successivamente aggiornati più volte (nel 1987, 1992, 1999, 2010 e 2021) introducendo differenze soprattutto nella valutazione della morfologia degli spermatozoi. Inoltre, gli aggiornamenti tecnologici degli ultimi decenni hanno introdotto notevoli migliorie ai microscopi ottici utilizzati per le analisi.
Questo intervallo di tempo più breve ha permesso ai ricercatori del Laboratorio di Seminologia di concentrarsi su quegli altri potenziali fattori confondenti non sufficientemente indagati in passato.
In particolare, infatti, il gruppo di lavoro condotto dal Prof. Francesco Lombardo e dalla Prof.ssa Donatella Paoli ha osservato che molti fattori (“voluttuari”) possono incidere sulle caratteristiche seminali, riscontrando un significativo effetto negativo dell’abitudine tabagica e dell’eccesso ponderale sulla qualità e concentrazione degli spermatozoi.
Non solo, è probabile anche che ulteriori fattori, difficilmente misurabili, possano impattare negativamente sul seme soprattutto in soggetti con altre patologie andrologiche.
Quindi, concludono i ricercatori, è fondamentale nello studio della coppia infertile, oltre che ricercare eventuali patologie, anche concentrarsi sullo stile di vita dei soggetti al fine di individuare ed eliminare potenziali agenti deleteri (dieta scorretta, fumo, eccesso ponderale, ecc.).
Bibliografia