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L’hub vaccinale degli “invisibili” di Sant’Egidio: diritto alla salute e protezione di tutti

Nell'insieme, sono stati vaccinati cittadini appartenenti a 146 diverse nazionalità: dalla Cina alla Colombia, dal Marocco agli Stati Uniti, dall’Eritrea all’Afghanistan, dal Senegal all’Iran. Le nazionalità più rappresentate sono state, nell’ordine, Perù (13,1% dei vaccinati), Bangladesh (10,1%), Romania (6,3%), Filippine (4,2%), India (3,6%). A partire dal febbraio 2022 hanno iniziato ad arrivare al centro numerosi rifugiati della guerra in Ucraina, molti dei quali accolti in Italia dalla Comunità di Sant’Egidio. In due mesi sono stati vaccinati più di 700 cittadini ucraini

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La campagna nazionale di vaccinazione contro il virus SARS-CoV-2 è stata avviata nel gennaio 2021 e ha dato buoni risultati. Tutte le Regioni, anche se con ritmi differenti, hanno offerto ai cittadini residenti la possibilità di prenotarsi attraverso i portali online e di vaccinarsi. Tuttavia alcune categorie di persone, in particolari condizioni di fragilità fisica o sociale, sono state raggiunte a fatica dalla campagna vaccinale.

Questo problema non si è posto solo nel nostro paese. Un report del giugno 2021 prodotto dal “European Centre for Disease Prevention and Control”, dell’Unione Europea, dal titolo “Reducing COVID 19 transmission and strengthening vaccine uptake among migrant populations in the EU/EEA”, ha rilevato come, nei Paesi UE, diversi gruppi di migranti presentassero bassi tassi di copertura vaccinale, e come pertanto fosse necessario attuare piani di vaccinazioni mirati, dedicati alle categorie più fragili.

Predisporre piani di vaccinazione mirati. Se, in tempo di pandemia, fasce di popolazione non riescono ad accedere ad un servizio essenziale come la vaccinazione, si mette a rischio non solo la loro salute, ma anche quella dell’intera comunità. In Italia, il sistema di prenotazione del vaccino richiedeva l’inserimento online del codice fiscale e del numero della tessera sanitaria. Questo ha di fatto ha escluso a lungo dalla possibilità di effettuare la vaccinazione coloro che non erano in possesso di questi documenti o chi, più fragile, non ha avuto modo di utilizzare strumenti informatici.

Di chi parliamo? Quali le categorie più fragili a rischio di esclusione?

A metà 2021, in Italia erano presenti sul territorio nazionale circa 750.000 immigrati non iscritti al servizio sanitario nazionale e pertanto privi di tessera sanitaria. Inoltre, nel nostro paese sono circa 50.000 le persone senza fissa dimora. Molti di loro non hanno una residenza anagrafica e di conseguenza, anche se cittadini italiani, sono spesso privi della documentazione di base per l’accesso ai servizi sanitari non urgenti. Infine, un alto e non ben quantificato numero di anziani soli, che si sono trovati in difficolta nell’attivare autonomamente il servizio di prenotazione del vaccino.

Già dal febbraio del 2021, l’AIFA, per facilitare l’accesso alla vaccinazione degli immigrati, suggeriva alle Regioni di consentire la prenotazione anche a chi era in possesso del codice STP (Straniero Temporaneamente Presente - attribuito agli stranieri extracomunitari senza iscrizione al SSN che permette l’accesso ai servizi sanitari essenziali), del codice ENI (“Europeo Non Iscritto” al SSN) o del “codice fiscale temporaneo” rilasciato agli immigrati in attesa di regolarizzazione. Le Regioni nei mesi successivi, sia pure a velocità molto diverse, hanno iniziato a muoversi in questa direzione.

L’avanzare della campagna vaccinale, ha evidenziato però che per alcune persone la difficoltà di accesso alla vaccinazione non era legata solo agli aspetti burocratici. E non era sufficiente facilitare le modalità di prenotazione. In generale, ma soprattutto per i soggetti più fragili e per le persone cosiddette “out of reach”, l’offerta del vaccino non poteva limitarsi ad attendere che ci si prenotasse. Era necessaria una politica proattiva, capace di raggiungere le persone direttamente sul territorio.

È per rispondere a questa domanda di salute, in gran parte inevasa, che la Comunità di Sant’Egidio ha avviato a Roma, nel luglio 2021, un centro per le vaccinazioni dedicato ai più fragili. Situato a Trastevere, nel centro della città, è stato presto ribattezzato “hub degli invisibili”. La proposta di aprire un centro dedicato è stata accolta e sostenuta dal Generale Francesco Paolo Figliuolo, allora Commissario straordinario per l’emergenza Covid-19, ed è stata possibile grazie alla collaborazione della Regione Lazio e dell’ASL ROMA 1. Da allora l’hub continua a funzionare a pieno ritmo ed è arrivato a somministrare anche le terze e quarte dosi.

In dieci mesi di sedute bisettimanali sono state somministrate circa 25.000 dosi di vaccino e immunizzate 16.200 persone che, per fragilità, isolamento o problemi burocratici, rischiavano di restare escluse dalla campagna vaccinale. Fondamentale è stato il coinvolgimento di oltre 140 volontari – medici, infermieri, personale amministrativo -  che hanno esercitato la propria attività a titolo gratuito. Circa la metà dei volontari hanno svolto funzioni amministrative, permettendo di gestire e risolvere al momento tutte quelle questioni burocratiche che avrebbero impedito o ritardato la vaccinazione.

Tra coloro che sono stati vaccinati, l’81,2% non era in possesso di tessera sanitaria; avrebbe quindi avuto grande difficoltà a vaccinarsi. Il 18,8% con tessera sanitaria è rappresentato da persone, soprattutto anziani italiani, che non avrebbe avuto accesso alla vaccinazione senza un intervento attivo da parte del personale. A partire dall’ottobre 2021, oltre al vaccino contro il virus SARS-CoV-2, l’hub ha offerto anche il vaccino antinfluenzale.

Nell'insieme, sono stati vaccinati cittadini appartenenti a 146 diverse nazionalità: dalla Cina alla Colombia, dal Marocco agli Stati Uniti, dall’Eritrea all’Afghanistan, dal Senegal all’Iran. Le nazionalità più rappresentate sono state, nell’ordine, Perù (13,1% dei vaccinati), Bangladesh (10,1%), Romania (6,3%), Filippine (4,2%), India (3,6%). A partire dal febbraio 2022 hanno iniziato ad arrivare al centro numerosi rifugiati della guerra in Ucraina, molti dei quali accolti in Italia dalla Comunità di Sant’Egidio. In due mesi sono stati vaccinati più di 700 cittadini ucraini.

Da notare che gli immigrati che hanno avuto accesso alla vaccinazione non erano solo persone giunte in Italia recentemente, ma anche persone già inserite e che da tempo svolgevano attività lavorativa che li portava ad avere contatti con numerose persone (l’88,3% dei vaccinati era in età lavorativa). Anche la vaccinazione di questa fascia di cittadini è stata un fondamentale intervento di sanità pubblica e di protezione della comunità. In questa prospettiva va segnalata anche la vaccinazione di circa 500 cittadini di etnia Rom, i quali avrebbero avuto difficilmente accesso al servizio. Molti di essi erano bambini in età scolare.

Nel dialogare con le persone che accedevano all’hub, si è rilevata non solo una scarsa conoscenza del Covid-19 e delle misure per prevenirlo, ma anche un bisogno di informazione più ampio relativo alla salute. Il tempo trascorso prima e dopo la vaccinazione è stato quindi anche occasione di offrire elementi di educazione sanitaria.

Si è potuto inoltre rilevare come molte persone non avessero avuto accesso ai servizi sanitari da molto tempo. Nell’effettuare i triage pre-vaccinazione si sono potuti individuare diversi problemi di salute, anche gravi, non adeguatamente trattati. Per questo si è avviato un servizio di visite specialistiche offerte da medici specialisti volontari. In breve tempo l’hub vaccinale si è quindi trasformato in un fondamentale punto di accesso per una presa in carico complessiva dei bisogni di salute di questa popolazione.

Leonardo Emberti Gialloreti

Università di Roma Tor Vergata

Giovanni Guidotti
ASL Roma 1

Paola Scarcella
Università di Roma Tor Vergata

Maria Giuseppina Lecce
Direzione Generale Prevenzione, Ministero della Salute

Maria Cristina Marazzi
Comunità di Sant’Egidio

 



10 giugno 2022
© Riproduzione riservata

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